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16 Luglio 2025 - 08:10
Dopo mesi di silenzio e dichiarazioni ferme contro ogni ipotesi di “svuotacarceri”, il governo rompe fa sentire la sua voce. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato ieri, 15 luglio, la costituzione di una task force incaricata di individuare oltre 10mila detenuti che, pur avendo diritto alla detenzione domiciliare o a misure alternative, restano ancora in cella per faccende burocratiche. Una mossa che alleggerirebbe in modo significativo la pressione sul sistema penitenziario italiano.
La misura, definita dallo stesso Nordio come un atto dovuto e «nel pieno rispetto delle leggi già vigenti», segna un cambio di passo nella gestione dell’emergenza carceraria. Dopo aver respinto per mesi le proposte arrivate da opposizione, associazioni e persino settori della magistratura, il guardasigilli apre ora alla via istituzionale: fare applicare le norme già in vigore che prevedono misure alternative per detenuti non pericolosi con meno di due anni da scontare.
Sarebbero così 10.105 i detenuti potenzialmente interessati dal provvedimento, circa un sesto della popolazione carceraria totale. Tutti rientrano nei requisiti previsti dalla legge per scontare la pena fuori dal carcere, ma restano reclusi per assenza di un domicilio idoneo, ritardi nell’esame delle domande o carenze di personale nei tribunali di sorveglianza.
Nordio chiarisce che non si tratta di un’iniziativa straordinaria o di clemenza: «Non proponiamo alcuna deroga o condono – ha scritto nella nota ufficiale – ma solo il pieno esercizio di diritti previsti dalla normativa vigente». Un messaggio diretto alla base del centrodestra, storicamente sensibile al tema della certezza della pena, ma anche a una società civile sempre più allarmata dalle condizioni disumane delle carceri e da un tasso di suicidi mai così alto come nel 2024 e nei primi mesi del 2025.
La mossa del ministro, definita da alcuni ambienti come un compromesso tecnico per evitare soluzioni politicamente più divisive, rischia però di aprire un fronte interno nella maggioranza. Se da Forza Italia arrivano segnali di sostegno, più fredda appare la Lega, che da tempo insiste su un piano carceri centrato su nuove costruzioni e più agenti. Fratelli d’Italia, per ora, osserva con cautela: pur condividendo l’obiettivo di alleggerire il sovraffollamento, non intende offrire il fianco a critiche sul fronte della sicurezza.
La task force, già al lavoro con magistratura di sorveglianza e direzioni carcerarie, dovrà concludere il monitoraggio entro settembre. Il rischio è che, senza risorse aggiuntive e un quadro chiaro per le misure alternative, la macchina si inceppi ancora una volta.
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