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La proposta
16 Luglio 2025 - 21:40
Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha ufficializzato la presentazione di un emendamento al decreto legge 90 del 2025, conosciuto come “decreto Università”, per risolvere in via definitiva la complessa questione legata ai titoli di studio per educatore nei servizi per l’infanzia, rimasta irrisolta dal 2017.
La proposta normativa – sottolinea il dicastero guidato da Anna Maria Bernini – risponde all’esigenza di tutelare migliaia di laureati che, immatricolatisi entro l’anno accademico 2018/2019 nei corsi delle classi L-19 (Scienze dell’educazione) e LM-85bis (Scienze della formazione primaria), si sono visti esclusi dagli sbocchi professionali per cui avevano intrapreso il percorso di studi, a causa delle modifiche introdotte dal decreto legislativo 65/2017.
Il ministero difende la tempistica del proprio intervento: «Richieste di intervento, per di più a mezzo stampa, risultano tardive e fuori luogo», si legge in una nota ufficiale. Il MUR dichiara infatti di essere consapevole dell’urgenza, e di aver già collaborato con le università per affrontare il nodo normativo che ha lasciato nel limbo migliaia di professionisti dell’infanzia.
La disposizione transitoria contenuta nell’emendamento mira a ristabilire il legittimo affidamento di chi si è iscritto ai corsi prima che cambiasse il quadro legislativo. A questi studenti, la legge vigente garantiva l’accesso alle professioni educative nei nidi e nelle sezioni primavera, accesso che è stato negato retroattivamente dalle successive modifiche normative.
L’intervento proposto non si limita a sanare le posizioni individuali, ma vuole fornire anche una linea interpretativa uniforme a livello nazionale. Lo scopo è permettere a università e istituzioni scolastiche di applicare correttamente i criteri di validità dei titoli, eliminando l’incertezza che da anni circonda il riconoscimento delle qualifiche.
Il ministero ribadisce la volontà di collaborare con tutti gli atenei interessati, sottolineando che la questione non era mai stata formalmente sollevata dalle stesse università. L’emendamento, dunque, si propone come atto riparatore, per riconoscere diritti formativi e professionali a una categoria rimasta senza tutele.
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