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Il fatto
19 Luglio 2025 - 14:20
Andrea Cavallari, 26 anni, condannato per la strage di Corinaldo e fuggito dopo un permesso premio ottenuto per la laurea, è stato rintracciato e arrestato in Spagna. La sua latitanza è finita a Lloret de Mar, ma è stata l’imprudenza a tradirlo: l’uso della carta di credito in un hotel di Barcellona ha fornito agli investigatori la pista decisiva.
Dal momento della fuga, Cavallari si era costruito un’identità falsa, presentandosi come "Antonio Saitta", grazie a un documento contraffatto con la sua foto. Dopo essere partito da Bologna, ha viaggiato come un normale turista, soggiornando in strutture ricettive e pagando conti in ristoranti e negozi di souvenir. Il suo comportamento non ha insospettito nessuno fino al 13 luglio, quando ha utilizzato la carta di credito già segnalata dalle autorità. La transazione effettuata in un albergo nel quartiere Gracìa di Barcellona ha permesso alla polizia spagnola, in coordinamento con i carabinieri italiani e la polizia penitenziaria, di avviare la caccia.
Le telecamere dell’hotel lo hanno ripreso mentre si allontanava indossando ciabatte e cappellino, confondendosi tra i turisti. Da quel momento, è bastato seguire i suoi movimenti digitali per arrivare a Lloret de Mar, dove si è registrato per una sola notte. È stato arrestato giovedì 17 luglio senza opporre resistenza.
Resta però un vuoto da colmare: dal 3 al 13 luglio, dov’era Cavallari? Le indagini della Procura di Bologna cercano ora di ricostruire quegli spostamenti, insieme all’identità di chi può averlo sostenuto. Il giovane era in possesso di contanti – compresi 800 euro in banconote false – e aveva usato più di un’auto a noleggio con conducente per spostarsi da Bologna a Milano, e poi verso il confine francese.
Secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbe viaggiato anche con l'app BlaBlaCar, il che presuppone l’uso di un dispositivo elettronico. Inoltre, a Milano avrebbe incontrato qualcuno, segno di una rete di supporto attiva e organizzata.
Le autorità ritengono che la fuga sia stata pianificata con largo anticipo, quando Cavallari si trovava ancora detenuto. Si indaga sulla possibilità che avesse accesso a un cellulare in carcere, utile per organizzare l’evasione e ottenere il documento falso. L’identità del falsario che ha fornito la carta intestata a "Antonio Saitta" è ancora da accertare, ma si sa che simili documenti contraffatti hanno un costo elevato nel mercato nero.
Gli investigatori stanno esaminando i registri dei colloqui, le telefonate effettuate e i compagni di cella, per individuare eventuali complici, inclusi alcuni familiari che potrebbero aver taciuto informazioni rilevanti.
Le autorità ritengono che Cavallari non volesse darsi alla fuga solo per pochi giorni: aveva progettato un’esistenza sotto copertura, probabilmente contando su un appoggio stabile all’estero. Il comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Ancona, Carmine Elefante, ha sottolineato come ogni elemento trovato con lui al momento dell’arresto sia utile a ricostruire le dinamiche della sua latitanza.
L’arresto, avvenuto senza scontri, ha posto fine a due settimane di inseguimento internazionale, ma ha aperto nuove domande: come è riuscito a procurarsi i soldi, i contatti e i mezzi per sparire, e soprattutto, chi lo ha aiutato?
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