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cultura e proteste

In Italia la cultura continua ad essere sfrattata: l’ex Zecca di Stato diventa sede aziendale

Il Ministero cancella il progetto culturale a favore di uffici. Cittadini e comitati in piazza

In Italia la cultura continua ad essere sfrattata: l’ex Zecca di Stato diventa sede aziendale

L’ex Zecca di Stato di via Principe Umberto, storico edificio nel cuore del Rione Esquilino, non sarà più trasformata in un museo e centro culturale: questo era l'obiettivo dal progetto di riqualificazione promosso e finanziato negli anni scorsi attraverso un concorso di progettazione internazionale. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha infatti deciso di stravolgere la destinazione d’uso, cancellando l’impianto pubblico e culturale originariamente condiviso con il territorio. Al suo posto, l’edificio ospiterà funzioni amministrative: uffici interni, mense aziendali, parcheggi riservati e spazi chiusi al pubblicoUn cambio di rotta che ha generato rabbia tra i cittadini e le realtà territoriali, che ora si mobilitano.

Un’ampia rete di associazioni civiche, comitati di quartiere e forze politiche ha lanciato per oggi, giovedì 24 luglio alle ore 9:00, davanti all’ex Zecca, un flash mob di protesta per chiedere un cambio di passo e un ritorno al confronto pubblico sul futuro dell’edificio. “L’Esquilino non è una sede aziendale”, si legge nella nota congiunta che accompagna l’iniziativa.

Il progetto originale (risultato di un concorso internazionale promosso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) prevedeva la nascita di un polo pubblico delle arti e dei mestieri, con spazi museali, una biblioteca, attività di formazione e laboratori aperti alla cittadinanza. Un presidio culturale e sociale, in linea con la vocazione storica e multiculturale del quartiere Esquilino.

Ora, secondo quanto emerso, al posto del museo sorgerà una sede operativa riservata, con parcheggi interni e funzioni esclusivamente aziendali. “È un ribaltamento sostanziale della visione condivisa con il territorio – denunciano i promotori della mobilitazione – e avvenuto senza un vero processo di trasparenza e partecipazione”.

La protesta si articola su due richieste principali:

  1. Il ripristino del progetto originario o, in alternativa, una revisione che mantenga la destinazione pubblica e culturale dell’edificio.

  2. L’apertura di un tavolo di confronto istituzionale, che coinvolga il Ministero, l’IPZS, il Comune di Roma, il Municipio I e i rappresentanti della cittadinanza.

Il caso dell’ex Zecca si inserisce in un dibattito più ampio sulla gestione del patrimonio pubblico e sulla partecipazione alle scelte urbanistiche che modellano il volto della città.

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