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24 Luglio 2025 - 08:57
La Columbia University cede alla pressione dell’amministrazione Trump e annuncia un accordo da 221 milioni di dollari per chiudere le indagini federali legate alle proteste contro la guerra a Gaza. Il pagamento consentirà all’ateneo di recuperare la maggior parte dei fondi governativi bloccati nei mesi scorsi, dopo le accuse di aver tollerato episodi definiti di “antisemitismo” durante le manifestazioni pro-Palestina avvenute nel campus.
L’intesa arriva in un momento delicato per la Columbia, dopo mesi di scontri interni, tensioni politiche e tagli ai finanziamenti. A marzo 2025, l’amministrazione federale aveva infatti bloccato circa 400 milioni di dollari in sovvenzioni e contratti pubblici, accusando l’università di non aver contrastato adeguatamente le proteste contro Israele e le relative tensioni tra studenti. Secondo quanto trapelato dalle agenzie di stampa americane, l’accordo non solo mette fine alle indagini, ma rappresenta anche un segnale forte di resa rispetto alla linea dura del presidente. Trump ha più volte criticato i grandi atenei liberali per la gestione delle manifestazioni studentesche, accusandoli di alimentare l’odio verso Israele e di non tutelare gli studenti ebrei. La decisione della Columbia di pagare arriva il giorno dopo l’annuncio di sanzioni disciplinari contro decine di studenti coinvolti nelle proteste pro-Palestina, che avevano occupato il campus nei mesi scorsi chiedendo il disinvestimento dell’università da aziende legate allo sforzo bellico israeliano.
L’uso della leva finanziaria da parte del governo federale non si è fermato alla Columbia: anche altre università, come Harvard, sono finite nel mirino della Casa Bianca per motivi simili. Insomma, chi non si allinea alla linea dell’amministrazione sul conflitto israelo-palestinese rischia di perdere i fondi pubblici.
Critiche sono già arrivate da attivisti e gruppi per la libertà accademica, che parlano di un pericoloso precedente. Ma per la Columbia, il prezzo è stato giudicato inevitabile.
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