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Il caso
28 Luglio 2025 - 17:52
Il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Torino, riaperto a marzo 2025 dopo un anno di chiusura, ha visto accogliere 196 detenuti nei primi quattro mesi di attività. Nonostante le aspettative di un centro rinnovato, i numeri emersi dalle indagini sulla gestione della struttura sono tutt'altro che positivi, con costi e problematiche in aumento. Ogni giorno il Cpr di Torino costa circa 11.533 euro solo per la gestione operativa. A questa cifra vanno aggiunti i costi per la sicurezza, che vedono il coinvolgimento di numerose forze dell'ordine impegnate nel presidio. Una cifra che, a detta della garante dei detenuti di Torino, Monica Cristina Gallo, risulta spropositata se confrontata con i risultati ottenuti.Secondo il report della Gallo, il programma di rimpatrio non ha dato i frutti sperati: solo 18 rimpatri sono stati effettuati, di cui 16 con decreto di espulsione e 2 su base volontaria. Altri 11 detenuti sono stati trasferiti in un centro migranti in Albania. Gallo ha anche evidenziato la mancanza di trasparenza riguardo ai criteri con cui le persone vengono trasferite. La Garante ha effettuato 5 sopralluoghi dalla riapertura, notando un abbassamento dell'età media dei detenuti, con una predominanza di persone tra i 21 e i 30 anni, provenienti principalmente da Marocco e Tunisia. Di particolare rilievo è il dato relativo ai 50 detenuti trasferiti dal carcere di Torino. La visita di oggi dell'eurodeputata Ilaria Salis e di alcuni esponenti di AVS, tra cui il vicecapogruppo alla Camera Marco Grimaldi, ha portato alla luce le dure condizioni di vita all'interno del Cpr. Secondo Grimaldi, il centro rappresenta un «non luogo» in cui le persone vivono una condizione di totale isolamento, senza prospettiva di futuro. Le condizioni all'interno del centro sono preoccupanti, con almeno dieci atti autolesionistici registrati negli ultimi mesi e due episodi di rivolta che hanno provocato feriti tra i detenuti e le forze dell'ordine. Inoltre, secondo Salis, la situazione del Cpr di Torino non è meno allarmante di quella del centro in Albania, sottolineando la mancanza di accesso a cure adeguate, l'uso indiscriminato di psicofarmaci e il trattamento di persone non per reati, ma per la loro condizione sociale o migratoria. Con una capienza attuale di 70 posti e 66 persone presenti, il Cpr di Torino continua a essere al centro del dibattito politico e sociale: Non solo l'efficacia dei programmi di rimpatrio, ma anche le modalità di gestione e i costi insostenibili.
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