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Il caso

Mario Burlò in Venezuela «Sta bene» L'imprenditore è’ detenuto El Rodeo

Nel frattempo, in Italia, Burlò continua a far parlare di sé anche nelle aule di giustizia

Mario Burlò in Venezuela «Sta bene» L'imprenditore è’ detenuto El Rodeo

Dopo mesi di silenzio, le prime notizie sulle condizioni di Mario Burlò, imprenditore torinese detenuto da tempo nel carcere venezuelano di El Rodeo, nei pressi di Caracas. Le informazioni arrivano grazie a una telefonata intercorsa nei giorni scorsi tra Alberto Trentini, cooperante italiano recluso nella stessa struttura, e la sua famiglia in Italia. Trentini, secondo quanto riferito dal legale di Burlò, l’avvocato Maurizio Basile, avrebbe voluto lanciare un messaggio preciso: «Sta relativamente bene, sia fisicamente sia psicologicamente». Tuttavia, a destare forte preoccupazione è l’assenza di qualsiasi comunicazione formale sul motivo della sua carcerazione. Le ultime tracce documentate di Mario Burlò risalgono all’autunno del 2024, quando si era recato in Sud America per una serie di incontri d’affari. Da quel momento, il suo nome era scomparso da ogni registro pubblico, fino a quando non è emersa la notizia – mai confermata ufficialmente dalle autorità venezuelane – del suo arresto e del suo trasferimento a El Rodeo. Il legale di Burlò ha confermato che sono attesi nuovi contatti tra il consolato italiano a Caracas e il suo studio legale, per organizzare una telefonata diretta con i familiari e cercare di ottenere dettagli concreti sulle condizioni legali della detenzione. «Serve chiarezza – afferma Basile –: da mesi non abbiamo alcun capo d’accusa, alcuna notifica ufficiale, né elementi per impostare una linea difensiva». Nel frattempo, in Italia, Mario Burlò continua a far parlare di sé anche nelle aule di giustizia. L’imprenditore è stato recentemente assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione, che ha respinto l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Resta tuttavia imputato in un processo in corso a Torino, dove la Procura contesta una serie di reati fiscali legati alla gestione della società Auxilium Basket, ex squadra cittadina di pallacanestro. Il pubblico ministero Mario Bendoni ha chiesto per lui una condanna a tre anni e sei mesi, accusandolo di aver operato con un sistema di false fatturazioni e operazioni societarie fittizie.

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