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incentivo alla genitorialità
06 Agosto 2025 - 19:40
Dal controllo delle nascite all’incentivo alla genitorialità. In una svolta storica, la Cina ha annunciato un sussidio nazionale per ogni bambino nato dopo il 1° gennaio 2025: 3.600 yuan all’anno (circa 460 euro) fino al terzo anno di vita. Una misura inedita, pensata per contrastare il calo demografico e stimolare la spesa interna.
La politica del figlio unico, introdotta nel 1980 e smantellata solo a partire dal 2015, ha lasciato un’eredità profonda: invecchiamento della popolazione, squilibrio di genere e declino della forza lavoro. Le aperture successive – prima due figli, poi tre – non hanno invertito la rotta. Ora Pechino tenta la strada opposta: sostenere economicamente chi sceglie di avere figli.
Il bonus rappresenta il primo incentivo economico diretto a livello nazionale, ma molte città avevano già introdotto asili gratuiti, detrazioni fiscali, bonus nascita e agevolazioni sulla casa. Tuttavia, secondo sociologi ed economisti, queste misure sono ancora insufficienti.
Crescere un figlio in una grande città cinese costa in media oltre 300.000 yuan. A pesare sono anche la precarietà lavorativa, gli alti prezzi degli immobili, la carenza di servizi per l’infanzia e congedi parentali troppo brevi. Accanto a questi fattori economici, si aggiungono cambiamenti culturali profondi: l’emancipazione femminile, l’urbanizzazione e l’innalzamento del livello di istruzione hanno ridefinito le priorità delle nuove generazioni. Sempre più donne posticipano o rinunciano alla maternità. Secondo molti esperti, la Cina rischia di seguire l’esempio di Giappone e Corea del Sud, dove nonostante decenni di incentivi, i tassi di natalità restano tra i più bassi al mondo. La lezione appresa è chiara: senza un welfare solido e pari opportunità, i bonus sono poco efficaci.
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