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Il dopo Schael
08 Agosto 2025 - 06:00
Riboldi, "Delia Brunello" e Schael
Forse è una tutta una manfrina pubblicitaria orchestrata per lanciare la terza serie di “Cuori”, la soap opera di grande successo di Raiuno ambientata alle Molinette. L’ospedale di una volta, quello degli anni 60 e 70, quando i “baroni” comandavano e i manager erano relegati a fare i passacarte. Erano i tempi del professor Achille Dogliotti, della corsa al trapianto del cuore, vinta inaspettatamente da Christiaan Barnard. Una serie televisiva particolarmente curata, ambientata nelle corsie dell’ospedale, nei palazzi e lungo le vie e le piazza più suggestive di Torino. Una soap dove si intrecciano interventi chirurgici a cuore aperto, triangoli amorosi e lotte intestine tra medici e dirigenti della sanità di allora. Mutatis mutandis è un po’ quello che accade oggi (mancano solo i triangoli amorosi, ma forse ci sono pure quelli). Diversamente da allora, però, il ruolo da protagonista non è per i chirurghi, ma per i politici e gli alti (in tutti i sensi) dirigenti della Sanità. Il terremoto provocato dalla vicenda Thomas Schael può costare caro non solo alla politica (a chi comanda in Regione in modo particolre), ma all’intero sistema sanitario, quando per esso ci si riferisce a medici, infermieri, oss, portantini e, soprattutto, pazienti. Intanto c’è da dire una cosa: se è vero che Federico Riboldi (e con lui Alberto Cirio) considera terminata l’esperienza Schael, è altrettanto vero che il “tedesco” non sembra essere della stessa opinione. Questi sono i rumors che circolano nei corridoi degli uffici amministrativi delle Molinette. Schael vorrebbe restare e farebbe pesare come un macigno la firma (sua) che manca sotto i conti della Città della Salute e della Scienza. Sarebbe la sua “assicurazione”.
Una firma che, se non ci fosse, potrebbe portare al commissariamento della Sanità Piemontese. Il “tedesco” avrebbe chiesto, in cambio delle dimissioni, qualcosa che forse né Riboldi né Cirio sarebbero in grado, almeno per ora, di promettere. Intanto è cominciata la “corsa” per individuare chi sostituirà Thomas Schael. Le linee di pensiero sono due. La prima, ispirata dagli stessi Cirio e Roboldi, punterebbe su un manager esterno e i curriculum più accreditati che si stanno vagliando sono quelli di Livio Tranchida (attualmente Asl di Cuneo) e di Paolo Bordon (ora in forza alla Sanità ligure). La seconda scuola di pensiero, invece, sostiene che dopo l’esperienza del “tedesco”, sarebbe ora di affidare la poltrona più prestigiosa della Sanità torinese, a qualcuno che conosca bene la realtà che dovrà gestire. Pertanto, al momento, sono due i nomi più accreditati e sui quali potrebbe convergere anche parte dell’opposizione in Regione. I candidati con maggiori possibilità sono Carlo Picco, direttore generale dell’Asl Città di Torino e Antonio Rinaudo, già magistrato di lungo corso, responsabile giuridico della task force che era stata allestita per fronteggiare l’emergenza Covid e appena nominato nel comitato anti-corruzione della Sanità piemontese. Poi, ovviamente, si fanno altri nomi, a partire da Giovanni La Valle, per lui sarebbe un ritorno, ma non gradito a tutti, benché all’Asl3 stia lavorando molto bene e, per finire, con Gian Paolo Zanetta, anche lui un ex con una vasta esperienza nella gestione delle strutture sanitarie e un passato (quasi remoto) di militanza politica. Altri nomi non se ne fanno. Comunque sia, i candidati individuati sembrano mostrare un profilo, chi più chi meno, che è opposto a quello di Thomas Schael.
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