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sulle spiagge
12 Agosto 2025 - 16:45
Da mesi centinaia di dischetti neri di plastica vengono ritrovati sulle spiagge italiane, inizialmente lungo la costa adriatica, ora anche in Sicilia. L’origine sembra essere legata a una perdita da un impianto di depurazione che scarica nel fiume Adige, avvenuta lo scorso gennaio. Ma a distanza di oltre sei mesi, le indagini procedono a rilento, e i rischi ambientali non sono ancora chiari. A raccontare i dettagli della vicenda è Enzo Suma, fondatore del progetto Archeoplastica, che da anni si occupa di rifiuti marini. «Abbiamo denunciato la dispersione dei dischetti al NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) e avviato contatti con l’azienda che li produce», spiega Suma. «Ma a oggi, nonostante la disponibilità dell’azienda a collaborare, non c’è stato un interlocutore ufficiale che abbia avviato verifiche concrete».
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Secondo quanto ricostruito da Archeoplastica, l’interlocutore istituzionale più logico dovrebbe essere ARPAV Rovigo, ma l’agenzia ha negato ogni coinvolgimento. «Forse per ragioni legate alla riservatezza delle indagini», ipotizza Suma. «Tuttavia, a inizio luglio ricevevamo ancora segnalazioni da Rosolina, una delle zone più colpite, dove si continuavano a raccogliere centinaia di dischetti». Nel frattempo, l’Università di Milano-Bicocca ha avviato uno studio scientifico sui dischetti, per analizzarne composizione, provenienza e impatto ambientale.
Il laboratorio del professor Francesco Saliu, presso il DISAT, ha lanciato un appello pubblico: chiunque trovi un dischetto è invitato a raccoglierlo, conservarlo in una busta chiusa e spedirlo all’università, indicando luogo, data e se possibile le coordinate GPS del ritrovamento.
I campioni saranno analizzati con strumenti come la spettrometria di massa per valutare la loro resistenza, il potenziale rilascio di sostanze tossiche e la loro dispersione in mare, con l'obiettivo di creare una banca dati utile alla ricerca, ma anche di coinvolgere i cittadini nel monitoraggio ambientale.
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