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16 Agosto 2025 - 21:45
Nei primi cento giorni del suo pontificato, iniziato l’8 maggio, papa Leone XIV – al secolo Robert Francis Prevost – ha adottato uno stile misurato e sobrio, evitando dichiarazioni e gesti eclatanti. Un comportamento che ha portato molti osservatori a definire il suo approccio come di “basso profilo”. Il nuovo pontefice non ha annunciato riforme strutturali né ha effettuato nomine di rilievo all’interno della Curia romana, mantenendo praticamente invariata l’organizzazione della Chiesa. La comunicazione, anch’essa contenuta, è apparsa in continuità con papa Francesco, soprattutto su temi sensibili come la crisi climatica.
Questa apparente discrezione è stata in parte determinata dal peso dell’organizzazione del Giubileo, iniziato a poche settimane dall’elezione. L’agenda di Leone XIV è stata fin da subito fittissima: tra celebrazioni, incontri diplomatici e visite di delegazioni, il pontefice ha dedicato gran parte delle sue energie all’accoglienza dei fedeli.
L’evento più partecipato finora è stato il Giubileo dei giovani, svoltosi a Roma dal 28 luglio al 4 agosto: oltre un milione di giovani cattolici hanno partecipato all’iniziativa, provenienti da tutto il mondo. Questo ha chiaramente spostato l’attenzione del papa su impegni pastorali e pubblici, rimandando eventuali interventi sulla struttura interna della Chiesa a dopo la fine del Giubileo.
La scelta di prorogare i responsabili di dicasteri e uffici vaticani “donec aliter provideatur” – cioè fino a nuova disposizione – rientra in questa linea di prudenza e continuità. Eppure, Leone XIV non è rimasto totalmente fermo: nei primi tre mesi ha firmato 67 nomine episcopali, assegnando nuovi vescovi in diverse parti del mondo. Si tratta in larga parte di nomine già in valutazione durante il suo precedente incarico come prefetto del dicastero per i vescovi. Nel dettaglio, le nomine si sono distribuite così: 21 in America Latina, 19 in Europa (di cui 3 in Italia), 9 in Asia, 7 in Nord America, 6 in Africa e 5 in Oceania.
Anche lo stile comunicativo del pontefice è rimasto sobrio. Sulla crisi climatica, ha mostrato una sensibilità coerente con quella del suo predecessore, rifiutando le tesi negazioniste e promuovendo l’attenzione per deforestazione, inquinamento e biodiversità.
Dove invece Leone XIV si è distinto maggiormente è sul fronte geopolitico. In merito alla guerra in Ucraina, ha espresso una posizione più netta rispetto a papa Francesco. Già nell’aprile 2022 aveva definito il conflitto «un’autentica invasione imperialista» da parte della Russia. Nei suoi primi cento giorni ha ribadito la condanna a Putin, pur lasciando aperto uno spiraglio di dialogo: nel mese di giugno ha infatti avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente russo, descritto come cordiale, in vista di un possibile ruolo del Vaticano come mediatore di pace.
Sulla guerra a Gaza, invece, la sua linea è apparsa in sintonia con quella di papa Francesco. Nel suo primo Regina Coeli, l’11 maggio, ha chiesto un cessate il fuoco immediato, l’ingresso degli aiuti umanitari e la liberazione degli ostaggi israeliani. Pochi giorni dopo, durante la sua prima udienza generale, ha sollecitato Israele a garantire l’accesso agli aiuti per i civili di Gaza.
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