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Il caso
18 Agosto 2025 - 13:35
Doveva essere un’occasione di reinserimento. Una misura alternativa al carcere, concessa dal tribunale nella speranza di interrompere una spirale di molestie e persecuzioni. Invece, il 47enne non ha smesso: ha trovato un’altra donna. L’ha tempestata di telefonate, centinaia al giorno, tutte a sfondo sessuale. Fino a quando non è finita come doveva finire: con l’arresto. A firmare il provvedimento di carcerazione è stato il Tribunale di Torino, dopo la revoca dell’affidamento in prova ai servizi sociali decisa dal magistrato di sorveglianza. A eseguire l’arresto sono stati i carabinieri al termine di un’indagine iniziata a giugno, quando la vittima – esasperata – ha bussato alla porta della caserma. L'uomo, condannato nel 2023 per atti persecutori dal Tribunale di Reggio Calabria, si trovava in affidamento da oltre un anno. Ma il percorso, almeno sulla carta rieducativo, si è interrotto nel modo più prevedibile. Secondo quanto ricostruito dai militari, lo scorso giugno avrebbe iniziato a perseguitare una donna, completamente estranea a lui, con una media inquietante: centinaia di chiamate al giorno, tutte a contenuto esplicito. La donna ha provato a bloccarlo. Ha cambiato numero. Ma lui continuava, spostandosi da un’utenza all’altra, tutte intestate a sé. Come se l’ossessione fosse più forte di qualsiasi freno. Quando la vittima, in una delle poche telefonate in cui ha provato a chiedergli conto della sua identità, gli ha domandato come avesse avuto il numero, lui ha risposto di averlo ottenuto tramite una conoscenza in comune, su una chat di feticisti. Ma la donna non era parte di quel gruppo. Mai entrata, mai registrata. Una scusa, forse. Un alibi di cartone. A quel punto, esasperata, si è rivolta ai carabinieri. Ha consegnato i tabulati, indicato orari, riportato i numeri. Da lì sono partite le verifiche. E dietro ogni numero trovato, c’era sempre lui. Lo stesso 47enne, con già alle spalle una condanna per reati identici, e già affidato ai servizi sociali. È bastato il tempo di collegare gli elementi, informare la magistratura, e disporre la revoca del beneficio. Quindi l’ordine di carcerazione. L’uomo è stato raggiunto dai carabinieri e portato in carcere. Fine – ancora una volta – dell’affidamento. E fine, soprattutto, della libertà.
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