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Il caso
20 Agosto 2025 - 06:00
Valeria Sollai aveva 62 anni
È un uomo di 56 anni, residente a Cercenasco, nel Torinese, il titolare del chiosco finito al centro dell’inchiesta per i casi di botulino registrati alla Fiesta Latina di Monserrato, in Sardegna. Si chiama Cristian Gustavo Vincenti ed è il rappresentante legale dell’associazione culturale che ha organizzato l’evento enogastronomico, svoltosi dal 22 al 25 luglio. La sua posizione si è aggravata nel giro di pochi giorni: da indagato per lesioni colpose, è ora accusato di omicidio colposo per la morte di due donne e il grave avvelenamento di un bambino di 11 anni. Le vittime sono Roberta Pitzalis, 38 anni, e Valeria Sollai, 62 anni, entrambe residenti a Monserrato. Le due donne avevano partecipato alla manifestazione e, secondo le prime ricostruzioni, avrebbero consumato una salsa guacamole contaminata dal batterio del botulino, servita proprio dallo stand gestito da Vincenti. Valeria Sollai, cuoca alla scuola primaria e dell’infanzia Monumento ai Caduti di Monserrato, era stata ricoverata a fine luglio al Policlinico della città. Le sue condizioni erano apparse subito gravi e non hanno mai mostrato segni di miglioramento. È morta nella notte tra il 18 e il 19 agosto. Roberta Pitzalis era deceduta alcuni giorni prima. Il botulino ha colpito anche un bambino di 11 anni, intossicato a Cagliari e poi trasferito d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma. Le sue condizioni sono migliorate, ma il quadro clinico resta delicato e il percorso di recupero sarà lungo.
Pochi giorni dopo il ricovero della madre, il figlio di Valeria, Alessandro Aru, carabiniere in servizio in Campania, aveva pubblicato un appello su Facebook per avvertire la cittadinanza: «Si consiglia vivamente di non mangiare nessun cibo venduto nelle bancarelle nelle prossime settimane. I sintomi da tenere in considerazione sono: visione doppia, alterazioni della coscienza, difficoltà di coordinazione, mal di testa forte, difficoltà a deglutire e a parlare. Qualora si presentassero questi sintomi, recatevi immediatamente al pronto soccorso. Spargete la voce». Nel frattempo, l’inchiesta si è allargata anche al Piemonte. Nei giorni scorsi, i carabinieri del Nas di Torino hanno eseguito una perquisizione presso la sede dell’associazione riconducibile a Vincenti, a Vigone, sequestrando numerosi prodotti alimentari conservati in modo irregolare: riso, conserve di pomodoro, farina, bottiglie di alcolici e analcolici, per un valore stimato attorno ai 30mila euro. Tuttavia, non è stata rinvenuta la avocado pulp a marchio Metro Chef, ritenuta il possibile alimento contaminato. Il prodotto è stato ritirato dal commercio in via precauzionale da Metro Italia, che ha collaborato con le autorità sanitarie. «Il mio assistito è devastato - spiega l’avvocato Maurizio Mereu, legale di Vincenti - e si è auto-sospeso da ogni attività lavorativa, fino al risultato di tutti gli esami. Questo ovviamente avrà delle forti ripercussioni economiche. Le responsabilità sono da accertare: nel caso della prima donna, il medico di parte, nominato dalla parte offesa (la donna deceduta, ndr) che ha partecipato all’autopsia ha parlato di una morte legata a una polmonite emorragica. Non all’intossicazione alimentare». Quanti erano presenti alla festa sarda? «Migliaia di persone sono passate, la festa durava tre giorni, e le confezioni della salsa sono da un chilo.
Significa che decine e decine di persone sono state male. Anche lo staff dello stand del mio cliente, anche loro, gli impiegati al lavoro, mangiano le stesse cose».
Al momento sono sei le persone che hanno mostrato sintomi compatibili all’intossicazione da botulino dopo la festa, come detto, appunto le due donne che sono morte, il bambino di 11 anni ricoverato a Roma e altri tre adulti. «La procura - prosegue l’avvocato - svilupperà le indagini. Il mio assistito fa questo lavoro da 35 anni e non è mai successo nulla. La salsa viene comprata chiusa alla Metro: se dovesse essere accertata una correlazione tra i tragici eventi e il guacamole, non sarebbe comunque da addebitare al mio cliente la responsabilità». Intanto le famiglie delle persone offese sono sul piede di guerra, costituite parti civili e pronte a chiedere un risarcimento.
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