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Il caso
21 Agosto 2025 - 10:54
Dopo nove anni di silenzi istituzionali e ostacoli burocratici, arriva una storica sentenza: il Tribunale civile di Torino ha riconosciuto Mauro Giuseppe Sardu e Ombretta Romanin, coniugi torinesi sopravvissuti alla strage del 14 luglio 2016 a Nizza, come vittime del terrorismo, condannando il Ministero dell’Interno al pagamento degli indennizzi previsti dalla legge. Una lunga battaglia giudiziaria che mette in luce il paradosso di due cittadini italiani che, dopo aver subito un attentato terroristico all’estero e ottenuto immediatamente il riconoscimento da parte dello Stato francese, si sono visti negare per anni il medesimo status dalle autorità italiane.
La notte del 14 luglio 2016, mentre migliaia di persone affollavano la Promenade des Anglais per assistere ai fuochi d’artificio della Festa nazionale francese, un camion piombava sulla folla uccidendo 86 persone – tra cui sei italiani – e ferendone oltre 400. Sardu e Romanin erano lì, travolti non fisicamente ma segnati per sempre da ciò che hanno visto e vissuto. Eppure, a differenza della Francia, l’Italia ha rifiutato per anni di riconoscere il loro status di vittime. Prima la Prefettura, poi il Ministero, fino all’Avvocatura dello Stato, hanno negato ogni forma di tutela, arrivando perfino a mettere in dubbio la loro presenza sul luogo dell’attentato. È stato solo grazie all’intervento dell’Osservatorio Vittime del Dovere e dell’avvocato Ezio Bonanni, che ha assunto la loro difesa, che il caso ha finalmente trovato giustizia. Bonanni ha portato in aula prove decisive: dati GPS, attestazioni ufficiali del Governo francese, e persino la concessione della medaglia nazionale alle vittime del terrorismo, conferita ai due coniugi. Davanti a questa mole di documenti, alla prima udienza, l’Avvocatura dello Stato ha dovuto ammettere che Mauro e Ombretta erano davvero presenti a Nizza la notte dell’attentato. Una perizia medico-legale, disposta dal Tribunale, ha poi certificato l’esistenza di un disturbo post-traumatico da stress cronico, con conseguenze psicologiche gravi e invalidanti. Il giudice ha riconosciuto a entrambi un’invalidità permanente del 43%, disponendo il pagamento di un assegno vitalizio da 500 euro e di un assegno mensile speciale di 1.033 euro. “La giustizia ha prevalso”, ha dichiarato l’avvocato Bonanni. “Questa decisione dimostra che anche i cittadini più fragili possono far valere i propri diritti di fronte allo Stato. È la vittoria di Davide contro Golia”. I coniugi, invece, parlano di un'esperienza devastante: “Ci siamo sentiti abbandonati dal nostro Paese”, ha commentato Mauro Sardu. “Dopo tutto quello che abbiamo passato, essere messi in dubbio è stata l’umiliazione più grande”. La moglie, Ombretta Romanin, ha raccontato di aver perso tutto: “La mia scuola di danza, la possibilità di avere figli, la vita che avevamo immaginato insieme”. La sentenza, pubblicata nel maggio scorso, è passata in giudicato: il Ministero dell’Interno non ha presentato appello. Tuttavia, denunciano i legali, gli importi riconosciuti non sono ancora stati liquidati. Bonanni chiede ora un intervento diretto del ministro Matteo Piantedosi: “Non è ammissibile che si debbano aspettare anni anche dopo una condanna”. La notizia assume un significato ancora più profondo in occasione della Giornata mondiale delle vittime del terrorismo, celebrata oggi, 21 agosto. Sottolinea Bonanni: “Le vittime devono essere tutte uguali, anche quelle che portano cicatrici invisibili. Il trauma psicologico può distruggere una vita tanto quanto una ferita fisica”.
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