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Il caso
22 Agosto 2025 - 10:36
Non solo gestione ordinaria. A Fiorano Canavese l’amministrazione si è mossa su due fronti: coordinare un progetto intercomunale sul randagismo felino e ottenere fondi regionali per il reinserimento lavorativo di persone in difficoltà. Il primo intervento parte da un dato noto a molte amministrazioni locali: la presenza crescente di colonie feline sui territori. Fiorano ha scelto di non affrontare il problema da solo. Ha riunito dieci Comuni vicini — Andrate, Carema, Colleretto Giacosa, Lessolo, Montalto Dora, Nomaglio, Parella, San Martino Canavese, Tavagnasco e Vestigné — e ha presentato come capofila un progetto congiunto, “I Gatti della Dora Baltea”, dedicato al controllo del randagismo felino nell’area pedemontana. Il piano, del valore di 13 mila euro, prevede interventi di sterilizzazione, cura delle colonie e attività di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Il cofinanziamento richiesto, 3 mila euro, sarà suddiviso tra gli undici Comuni, per ridurre l’impatto economico su ciascuna amministrazione. Nel progetto sono coinvolti anche EporediAnimali (che gestisce il gattile di Ivrea), l’Istituto superiore “Piero Martinetti” di Caluso e il Coordinamento provinciale torinese delle Guardie Ambientali, con sede a Rivarolo Canavese. Oltre al piano operativo, il progetto punta a definire un protocollo condiviso tra amministrazioni, Asl, forze dell’ordine e associazioni. Nessuna iniziativa isolata, ma un tentativo di standardizzare la gestione, con regole uguali per tutti. In allegato al progetto è prevista anche una campagna informativa per spiegare ai cittadini come comportarsi in caso di animali randagi o smarriti. Intanto, sul fronte sociale, Fiorano ha ottenuto l’approvazione di due ulteriori progetti, finanziati dalla Regione Piemonte. Il primo è rivolto a persone disoccupate over 58: una fascia a rischio esclusione, fuori dal mercato del lavoro e spesso tagliata fuori da percorsi di aggiornamento. Il secondo intervento è destinato a persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Anche in questo caso, si tratta di offrire un percorso strutturato: attività lavorative e di reinserimento sociale, per evitare il ritorno in circuiti di marginalità e recidiva.
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