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parto
23 Agosto 2025 - 18:00
Dei quasi 400mila bambini nati in Italia nel 2023, meno di 400 sono venuti al mondo in casa o in case di maternità. Una cifra che, da sola, racconta quanto il parto extraospedaliero sia ancora oggi una scelta rara, complessa e spesso ostacolata, sia a livello normativo che culturale. Le regioni in cui questa opzione è effettivamente regolamentata e rimborsata sono pochissime: solo Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lazio e le province autonome di Trento e Bolzano prevedono forme di rimborso parziale per chi sceglie di partorire al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche.
In Italia qualsiasi donna può scegliere di partorire a casa e qualunque ostetrica può assisterla. Tuttavia, secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, questa scelta è raccomandata solo in presenza di gravidanze fisiologiche e a basso rischio. Ciò significa escludere a priori situazioni di patologie pregresse, gravidanze gemellari, feti in posizione podalica o parti pretermine. «La ragione principale di questa scelta è la ricerca di un’intimità della nascita, in un luogo in cui ci si sente a proprio agio», spiega Silvia Mori, ostetrica dell’associazione “Nascere a Modena”, attiva da anni nell’assistenza al parto domiciliare.
Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, nel 2023 solo otto regioni italiane hanno registrato nascite in casa o in case di maternità. Ma il numero potrebbe essere sottostimato, perché in 11 regioni non esistono normative specifiche, e la raccolta dei dati tramite i CeDAP (certificati di assistenza al parto) da parte delle ostetriche libere professioniste non è sempre regolamentata né sistematizzata.
L’Emilia-Romagna è considerata una delle regioni più avanzate sul tema: prevede un rimborso fino a 1.540 euro per i parti a domicilio che rispettano requisiti precisi, come la vicinanza a un ospedale (massimo 30 minuti) e l’assistenza da parte di due ostetriche qualificate. Tuttavia, il costo reale di un parto domiciliare può variare tra 2.000 e 3.000 euro, e resta quindi a carico delle famiglie per una parte significativa.
Nel 2023, 168 donne in Emilia-Romagna hanno fatto richiesta di parto a domicilio o in casa maternità. Di queste: il 92% aveva cittadinanza italiana, il 70% era laureata e il 79% si è sottoposta a test prenatali non invasivi. Solo il 10% è stato trasferito in ospedale prima del parto, e nella maggior parte dei casi non in ambulanza ma con mezzi propri. I bambini nati in casa sono stati visitati da un pediatra entro 24 ore, come previsto dalle raccomandazioni internazionali.
In altri paesi europei, come i Paesi Bassi, il parto in casa rappresenta ancora oggi il 14% del totale. In Italia, invece, la mancanza di una legge nazionale, la disparità regionale, e l’assenza di informazione diffusa rendono il parto extraospedaliero una possibilità concreta solo per poche donne. Spesso già ben informate, economicamente autonome e residenti in aree coperte da un servizio adeguato.
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