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Patente, sempre più bocciati all’esame di teoria

Il 40% dei candidati italiani non supera il quiz ministeriale. Le domande sono più difficili, ma il problema è anche culturale

Patente, sempre più bocciati all’esame di teoria

Prendere la patente in Italia è sempre stato un rito di passaggio. Un traguardo tra l’adolescenza e l’età adulta, che segna l’inizio dell’autonomia, della libertà, del lavoro. Eppure, nel 2024, questo passaggio si fa sempre più difficile.
Secondo i dati ufficiali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il 40% dei candidati è stato bocciato all’esame di teoria, contro il 30% di dieci anni fa. È un dato che fa riflettere: la difficoltà non sta tanto nella guida, ma nella comprensione delle regole della strada.

La prova teorica è diventata l’ostacolo principale: più di 1 su 3 non la supera, e in alcune province si arriva a punte del 45% di respinti. Il test si è aggiornato con nuove domande su mobilità sostenibile, normative ambientali, segnaletica recente. Ma allo stesso tempo si scontra con una realtà diversa: maggior distrazione, meno lettura, concentrazione ridotta, specie tra chi è abituato a ragionare in velocità, come accade con l’uso continuo di smartphone e social.

La selezione non è solo geografica, ma anche generazionale. Nonostante l’immaginario collettivo associ la patente ai 18 anni, oltre il 25% dei candidati ha più di 25 anni. Il motivo è semplice: nelle grandi città, sempre più persone rimandano il conseguimento della patente, preferendo mezzi pubblici o condivisi. In parte è una scelta ambientale, in parte economica. Ma c’è anche chi, pur desiderando guidare, si trova spiazzato di fronte a un esame sempre più tecnico.
Eppure la domanda resta alta: nel 2024 sono stati registrati oltre 2,2 milioni di esami, tornando ai livelli pre-2010. Ma anche se crescono i numeri, non crescono i promossi. Se nel 2005 solo il 22% veniva respinto all’esame pratico, oggi la percentuale sfiora il 29%. Le prove di guida vera e propria sono più accessibili (solo il 14% viene bocciato), ma per arrivarci bisogna prima superare il quiz teorico, ed è lì che molti si fermano.

Chi frequenta una scuola guida ha più probabilità di passare (oltre il 63%), rispetto ai privatisti (meno del 30%). Ma il problema non si risolve solo con corsi migliori. Serve una riflessione più ampia: come si comunica oggi l’educazione stradale? Che importanza le viene data?

La patente rimane, per molti, una porta d’accesso al lavoro, alla possibilità di spostarsi, di non dipendere da nessuno. Non è solo un pezzo di plastica: è uno strumento di indipendenza.

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