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lo sbarco

La nave Mediterranea sbarca a Trapani disobbedendo al Viminale

Dieci persone soccorse al largo della Libia, ong contesta l’ordine di dirigersi a Genova: “Ingiusto e inumano”

La nave Mediterranea sbarca a Trapani disobbedendo al Viminale

Sabato sera, attorno alle 21:30, la nave Mediterranea, appartenente alla ong Mediterranea Saving Humans, è entrata nel porto di Trapani, in Sicilia, e ha fatto sbarcare dieci persone soccorse nel Mediterraneo centrale. L’operazione è avvenuta in disobbedienza a un ordine del ministero dell’Interno, che aveva assegnato come porto di sbarco Genova, distante circa 600 miglia nautiche, ovvero tre giorni di navigazione.

Attraverso un video diffuso sui social, il capomissione Beppe Caccia ha dichiarato che la decisione è stata presa insieme al capitano della nave, motivandola con le condizioni mediche e psicologiche urgenti delle persone soccorse.
«Abbiamo obbedito fino in fondo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità. È ora di finirla con giochetti politici sulla pelle di persone che tanto hanno sofferto e che non possono essere costrette a soffrire ancora».
In un altro passaggio, ha definito l’ordine del ministero «ingiusto e inumano».

Le dieci persone sbarcate sono uomini di nazionalità siriana, egiziana e curda (provenienti da Iran e Iraq), soccorse nella notte tra mercoledì e giovedì al largo delle coste libiche. Secondo quanto riportato da Mediterranea, erano state gettate in mare da un gommone che poi si è allontanato. Quattro persone sono morte prima dell’arrivo dei soccorritori. A bordo della nave, la medica Vanessa Guidi ha confermato la vulnerabilità di tutti i sopravvissuti, affermazione sostenuta anche dal Cirm, il Centro Internazionale Radio Medico.
La ong aveva più volte sollecitato nella giornata di venerdì l’assegnazione di un porto più vicino, senza ottenere risposta. L’ordine di dirigersi a Genova è rimasto invariato, nonostante le segnalazioni sanitarie.

Dal 2023, con l’approvazione del cosiddetto decreto Piantedosi, è diventato più difficile per le ong operare nel Mediterraneo centrale. Il decreto impone alle navi che effettuano soccorsi di comunicare immediatamente con le autorità italiane e di raggiungere il porto assegnato senza ritardi, anche se questo comporta lunghe tratte di navigazione che mettono a rischio le persone a bordo.

Secondo fonti giornalistiche, è possibile che in seguito a questo sbarco venga avviata un’indagine giudiziaria e che la nave Mediterranea venga sottoposta a fermo amministrativo, come già accaduto in casi simili.

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