Cerca

sanità

Pochi, sottopagati e sempre più anziani: il futuro incerto degli infermieri in Italia

Il numero chiuso resta anche nel 2025-26. Intanto la forza lavoro invecchia, mancano ricambi e la retribuzione resta tra le più basse d’Europa

Pochi, sottopagati e sempre più anziani: il futuro incerto degli infermieri in Italia

Nonostante una cronica carenza di personale sanitario, il numero chiuso ai corsi di laurea in Infermieristica resterà anche per il prossimo anno accademico. L’accesso continuerà a essere limitato, come per Medicina e Chirurgia, dove però verrà introdotto un sistema diverso: tre esami di profitto nel primo semestre, aperto a tutti, ma chi non li supera non potrà accedere al secondo. Una riforma parziale che non cambia la sostanza: i posti restano troppo pochi rispetto al fabbisogno stimato. Secondo il primo “Rapporto sulle professioni infermieristiche” curato da FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, la situazione italiana è particolarmente fragile. E lo sarà sempre di più.

La metà degli infermieri italiani ha già più di 50 anni, e il 15% ha superato i 60. La fascia più rappresentata è quella tra i 51 e i 55 anni (18,2%), seguita da quella tra i 56 e i 60 anni (16,1%). Le nuove generazioni faticano a entrare: solo il 3,16% degli iscritti ha tra i 21 e i 25 anni, e appena il 48% ha meno di 50 anni. Uno squilibrio generazionale che, senza interventi strutturali, rischia di diventare insostenibile. Anche perché l’Italia si sta avviando a diventare uno dei paesi più anziani al mondo: secondo Openpolis, nel 2050 gli over 65 saranno il 34,9% della popolazione, rispetto al 23,5% attuale.

A fronte di un carico di lavoro crescente, gli infermieri italiani guadagnano meno rispetto alla media dei colleghi europei. La retribuzione media lorda annua si ferma a 32.400 euro, ben al di sotto della media OCSE per il personale infermieristico, che si attesta sui 39.800 euro. E le differenze sono marcate anche a livello regionale: si va dai 37.204 euro del Trentino-Alto Adige ai soli 26.186 euro in Molise. Più alta è la concentrazione di infermieri e di ruoli specializzati, più i salari tendono a salire. Questo segnala un legame diretto tra investimenti nella sanità e valorizzazione economica della professione.

La carenza di infermieri non è solo italiana. Il recente rapporto dell’OMS (maggio 2025) conferma una crisi globale: a livello mondiale mancano 5,8 milioni di infermieri, nonostante un aumento complessivo della forza lavoro, salita a 29,8 milioni nel 2023. La causa è la distribuzione iniqua: il 78% degli infermieri lavora in paesi che ospitano solo il 49% della popolazione mondiale.
Anche i dati sul personale in Italia sono difficili da leggere con chiarezza. Secondo l’OCSE, ci sono 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti – meno della media europea, che si attesta su 8,4. Ma il numero varia: FNOPI stima 7,83 ogni 1.000 abitanti, mentre il Conto Annuale del personale si ferma a 4,79, perché considera solo il personale dipendente del settore pubblico, escludendo quindi cliniche e strutture private.

Il dato reale, insomma, è frammentato e parziale. E nasconde un’altra criticità: le diseguaglianze territoriali. Se in regioni come la Liguria o l’Emilia-Romagna si superano i 6 infermieri ogni 1.000 abitanti, in Campania, Sicilia e Lombardia si scende a 3,5.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.