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Il caso

Cane legato e insaponato come una carrozzeria: esplode il caso, scatta la denuncia

Le immagini girate da un passante inchiodano un 57enne. "Crudeltà gratuita". Potrebbe essere il primo piemontese condannato con la nuova legge per la tutela animale

Cane legato e insaponato come una carrozzeria: esplode il caso, scatta la denuncia

Prima lo ha legato con una corda. Poi ha infilato i gettoni, come si fa ogni giorno, con ogni macchina. Solo che non era una station wagon sotto i rulli. Era un cane. Di piccola taglia, tremante, insaponato con schiuma attiva per carrozzerie e investito da una lancia ad alta pressione. È successo a Biella, in un autolavaggio self-service. Una scena che spezza il fiato. E che, grazie a una segnalazione anonima e alle telecamere, ha portato all’identificazione e alla denuncia di un uomo di 57 anni, accusato ora di maltrattamento di animali. L’allarme è partito da un passante. Ha visto. Ha filmato. Poi ha inviato tutto ai titolari dell’impianto, che a loro volta hanno immediatamente contattato i carabinieri. Le immagini parlano da sole: l’uomo arriva, lega il cane al tubo dell’acqua, inserisce i gettoni, insapona l’animale con il detergente destinato alle auto e lo risciacqua con la stessa lancia usata per rimuovere il fango dalle gomme. Secondo i carabinieri del Nipaaf e del Norm di Biella, il 57enne vive poco distante dall’autolavaggio. È stato convocato in caserma, dove gli sono state formalizzate le accuse. Presenti anche i veterinari dell’Asl: il cane, regolarmente microchippato, è stato visitato. Al momento, risulta in buone condizioni fisiche. «Noi comunque non intendiamo fermarci qui: abbiamo quindi sporto denuncia per sollecitare un intervento giudiziario chiaro e incisivo. Nulla può giustificare in alcun modo l’esposizione dell’animale a un simile trattamento», ha dichiarato Piera Rosati, presidente di LNDC Animal Protection. «Usare attrezzature per auto su un essere senziente è non solo crudele ma totalmente irrispettoso della loro condizione. È un gesto che mostra una totale mancanza di empatia nei confronti del cane e configura anche un chiaro caso di maltrattamento animale, punibile ex art. 544-ter del Codice Penale». Anche il Codacons, tramite il suo dipartimento Assofido, ha reagito con fermezza. In una nota ufficiale: «Un comportamento criminale e inaccettabile che deve essere perseguito con la massima severità prevista dalla legge. Il cane è vittima di una violenza gratuita: prima insaponato con schiuma attiva e poi sciacquato con una lancia ad alta pressione, pratica crudele e inaccettabile per un animale. Questo conferma l’urgenza di pene più dure contro il maltrattamento». A intervenire anche Fare Ambiente, con le parole di Gian Carlo Locarni, coordinatore per il Piemonte del Movimento Ecologista Europeo: «Lavare un cane in un autolavaggio, utilizzando schiuma attiva e una lancia ad alta pressione, rappresenta un atto di maltrattamento che offende la dignità degli animali e i valori di rispetto e cura verso ogni forma di vita. Condanno fermamente il comportamento dell’individuo, che denota una grave mancanza di sensibilità e responsabilità». Ma il caso, ormai esploso anche a livello nazionale, ha aperto il dibattito sull’efficacia delle nuove norme. Fiodor Verzola, assessore alla Tutela degli Animali del Comune di Nichelino e promotore del Daspo Cinofilo, è netto: «La legge sul maltrattamento cani nel 2025 è la Legge 6 giugno 2025, n. 82, conosciuta anche come Legge Brambilla, entrata in vigore il 1° luglio 2025. Questa riforma incide sul Codice Penale e di Procedura Penale, introducendo pene più severe, l'inasprimento delle circostanze aggravanti e misure specifiche contro il maltrattamento, l'uccisione e l'abbandono degli animali, riconoscendoli ufficialmente come esseri senzienti. Ma non è abbastanza. Non può bastare. Punizioni servono a inibire ma non a insegnare: è una legge orfana di tutto ciò che è legato alla prevenzione». Verzola auspica che venga subito applicato il Daspo Animali anche in questo caso: «Può essere applicato già da domani il Daspo. Una persona del genere non deve essere più in grado di prendere un animale». Poi aggiunge, con una nota amara: «L’uomo che ha lavato il cane è una rappresentanza delle persone che non sanno cosa devono fare. Sempre che l’uomo fosse consapevole di cosa stesse facendo». Anche sul piano pratico, le alternative c’erano e ci sono. In Piemonte non mancano toelettature e aree dedicate, anche self-service, dove lavare il proprio cane in sicurezza e con costi contenuti. Ma evidentemente, in quel gesto di Biella, la scelta non è dipesa dalla disponibilità, quanto da una logica che l’empatia non contempla. Sui social, come sempre, si divide. Qualcuno parla di eccesso di indignazione, altri minimizzano. Verzola taglia corto: «È un maltrattamento. Come è un maltrattamento ogni volta in cui di un animale non si rispetta lo schema etologico». L’uomo potrebbe essere il primo in Piemonte a rispondere legalmente per un atto di questo tipo. Solo poche settimane fa, a Cuneo, una donna ha ucciso il proprio cane lanciandolo dal balcone. Era ubriaca: sarà la magistratura a stabilire se era capace di intendere e di volere. Ma il punto, oggi, è un altro. In un Paese dove il maltrattamento animale è finalmente riconosciuto per quello che è, resta una distanza sottile ma profonda tra la legge scritta e la consapevolezza di chi la legge dovrebbe rispettarla. In mezzo, un cane legato con una corda, lavato come una carrozzeria.

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