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Il caso
27 Agosto 2025 - 19:50
Prima lo ha legato con una corda. Poi ha infilato i gettoni, come si fa ogni giorno, con ogni macchina. Solo che non era una station wagon sotto i rulli. Era un cane. Di piccola taglia, tremante, insaponato con schiuma attiva per carrozzerie e investito da una lancia ad alta pressione. È successo a Biella, in un autolavaggio self-service. Una scena che spezza il fiato. E che, grazie a una segnalazione anonima e alle telecamere, ha portato all’identificazione e alla denuncia di un uomo di 57 anni, accusato ora di maltrattamento di animali. L’allarme è partito da un passante. Ha visto. Ha filmato. Poi ha inviato tutto ai titolari dell’impianto, che a loro volta hanno immediatamente contattato i carabinieri. Le immagini parlano da sole: l’uomo arriva, lega il cane al tubo dell’acqua, inserisce i gettoni, insapona l’animale con il detergente destinato alle auto e lo risciacqua con la stessa lancia usata per rimuovere il fango dalle gomme. Secondo i carabinieri del Nipaaf e del Norm di Biella, il 57enne vive poco distante dall’autolavaggio. È stato convocato in caserma, dove gli sono state formalizzate le accuse. Presenti anche i veterinari dell’Asl: il cane, regolarmente microchippato, è stato visitato. Al momento, risulta in buone condizioni fisiche. «Noi comunque non intendiamo fermarci qui: abbiamo quindi sporto denuncia per sollecitare un intervento giudiziario chiaro e incisivo. Nulla può giustificare in alcun modo l’esposizione dell’animale a un simile trattamento», ha dichiarato Piera Rosati, presidente di LNDC Animal Protection. «Usare attrezzature per auto su un essere senziente è non solo crudele ma totalmente irrispettoso della loro condizione. È un gesto che mostra una totale mancanza di empatia nei confronti del cane e configura anche un chiaro caso di maltrattamento animale, punibile ex art. 544-ter del Codice Penale». Anche il Codacons, tramite il suo dipartimento Assofido, ha reagito con fermezza. In una nota ufficiale: «Un comportamento criminale e inaccettabile che deve essere perseguito con la massima severità prevista dalla legge. Il cane è vittima di una violenza gratuita: prima insaponato con schiuma attiva e poi sciacquato con una lancia ad alta pressione, pratica crudele e inaccettabile per un animale. Questo conferma l’urgenza di pene più dure contro il maltrattamento». A intervenire anche Fare Ambiente, con le parole di Gian Carlo Locarni, coordinatore per il Piemonte del Movimento Ecologista Europeo: «Lavare un cane in un autolavaggio, utilizzando schiuma attiva e una lancia ad alta pressione, rappresenta un atto di maltrattamento che offende la dignità degli animali e i valori di rispetto e cura verso ogni forma di vita. Condanno fermamente il comportamento dell’individuo, che denota una grave mancanza di sensibilità e responsabilità». Ma il caso, ormai esploso anche a livello nazionale, ha aperto il dibattito sull’efficacia delle nuove norme. Fiodor Verzola, assessore alla Tutela degli Animali del Comune di Nichelino e promotore del Daspo Cinofilo, è netto: «La legge sul maltrattamento cani nel 2025 è la Legge 6 giugno 2025, n. 82, conosciuta anche come Legge Brambilla, entrata in vigore il 1° luglio 2025. Questa riforma incide sul Codice Penale e di Procedura Penale, introducendo pene più severe, l'inasprimento delle circostanze aggravanti e misure specifiche contro il maltrattamento, l'uccisione e l'abbandono degli animali, riconoscendoli ufficialmente come esseri senzienti. Ma non è abbastanza. Non può bastare. Punizioni servono a inibire ma non a insegnare: è una legge orfana di tutto ciò che è legato alla prevenzione». Verzola auspica che venga subito applicato il Daspo Animali anche in questo caso: «Può essere applicato già da domani il Daspo. Una persona del genere non deve essere più in grado di prendere un animale». Poi aggiunge, con una nota amara: «L’uomo che ha lavato il cane è una rappresentanza delle persone che non sanno cosa devono fare. Sempre che l’uomo fosse consapevole di cosa stesse facendo». Anche sul piano pratico, le alternative c’erano e ci sono. In Piemonte non mancano toelettature e aree dedicate, anche self-service, dove lavare il proprio cane in sicurezza e con costi contenuti. Ma evidentemente, in quel gesto di Biella, la scelta non è dipesa dalla disponibilità, quanto da una logica che l’empatia non contempla. Sui social, come sempre, si divide. Qualcuno parla di eccesso di indignazione, altri minimizzano. Verzola taglia corto: «È un maltrattamento. Come è un maltrattamento ogni volta in cui di un animale non si rispetta lo schema etologico». L’uomo potrebbe essere il primo in Piemonte a rispondere legalmente per un atto di questo tipo. Solo poche settimane fa, a Cuneo, una donna ha ucciso il proprio cane lanciandolo dal balcone. Era ubriaca: sarà la magistratura a stabilire se era capace di intendere e di volere. Ma il punto, oggi, è un altro. In un Paese dove il maltrattamento animale è finalmente riconosciuto per quello che è, resta una distanza sottile ma profonda tra la legge scritta e la consapevolezza di chi la legge dovrebbe rispettarla. In mezzo, un cane legato con una corda, lavato come una carrozzeria.
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