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Salute
29 Agosto 2025 - 18:00
Foto di repertorio
Un gruppo di ricerca internazionale con il contributo decisivo di studiosi italiani ha dimostrato che è possibile ripristinare la memoria in topi affetti da Alzheimer e da altre forme di demenza. La sperimentazione, condotta su modelli murini e cellule umane in laboratorio, ha puntato a potenziare l’attività dei mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule, aprendo la strada a possibili terapie innovative contro le malattie neurodegenerative.
Il lavoro, coordinato da Giovanni Marsicano e Luigi Bellocchio dell’INSERM di Bordeaux insieme al professor Etienne Hebert-Chatelain dell’Università di Moncton, ha coinvolto istituti in Francia, Spagna, Canada, Paesi Baschi e Italia. Gli scienziati hanno utilizzato un recettore artificiale, il mitoDreadd-Gs, in grado di stimolare le proteine responsabili della regolazione mitocondriale. Somministrando farmaci mirati, sono riusciti a ristabilire l’equilibrio energetico e a recuperare le capacità mnemoniche dei roditori.
Secondo Marsicano, lo studio rappresenta “il primo a stabilire un legame di causa-effetto tra disfunzione mitocondriale e sintomi correlati alle malattie neurodegenerative”. Bellocchio ha sottolineato che l’obiettivo ora è valutare gli effetti della stimolazione mitocondriale sul lungo periodo, per capire se possa ritardare o prevenire la degenerazione neuronale.
La scoperta, pubblicata su Nature Neuroscience, resta per ora confinata alla fase preclinica, ma potrebbe in futuro affiancarsi a trattamenti già in sperimentazione, come gli anticorpi anti-beta amiloide, offrendo un nuovo approccio terapeutico a una delle patologie più temute e diffuse a livello mondiale.
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