Cerca

Il caso

Crocetta, affitto trappola per studenti: truffata una dottoressa

Un annuncio su Facebook: tre stanze in affitto in un alloggio di corso Duca degli Abruzzi

Crocetta, affitto trappola per studenti: truffata una dottoressa

La storia comincia come tante, quando si avvicina settembre. Ricomincia la caccia agli alloggi per studenti fuori sede. Ma dietro l’angolo, da settimane, c’era una trappola.
Un annuncio su Facebook: tre stanze in affitto in un alloggio di corso Duca degli Abruzzi 15, quartiere Crocetta. Due già confermate, una ancora disponibile. Rosanna Sciumbata, medico e consigliera comunale a Prato, cerca una sistemazione per il figlio, che sta per iniziare il Politecnico. Contatta l’inserzionista. Le risponde un uomo che spiega che la casa è del cognato, rimasto vedovo e residente ad Aosta. Le gira il contatto. Il presunto proprietario conferma che l’appartamento ha ricevuto molte richieste, ma una stanza è ancora libera. Si dice disponibile a venire apposta da Aosta per mostrarla, appena lei sarà a Torino. C’è però una condizione: bloccarla prima. «Mi ha detto che rischiavo di perderla, la richiesta era alta», racconta Sciumbata. Così fa un bonifico: 1170 euro.
L’appuntamento è fissato per un venerdì. Lei e suo figlio si presentano con un po’ di anticipo davanti al civico 15. Chiedono al portiere. «Aspettiamo il signor X per un appuntamento», dicono. Ma il portiere è chiaro: «Qui non ci sono stanze in affitto. Solo appartamenti di proprietà». I telefoni dei due interlocutori suonano a vuoto. Nessuna risposta. Rosanna capisce e si presenta in questura. Spiega tutto, mostra una foto. Gli agenti le dicono che quell’uomo è già noto. Un truffatore seriale, non è la prima denuncia.
Poche ore dopo, riceve una telefonata dal portiere. C’è un’altra madre, con il figlio. Anche loro sono lì per vedere una stanza. Anche loro hanno pagato, 800 euro. E anche loro andranno a sporgere denuncia, dai carabinieri. Nel frattempo, Sciumbata scopre un’anomalia sul suo profilo Facebook: il nome è stato cambiato, ma restano visibili foto, post e interazioni. Una sorta di duplicazione. Decide di raccontare l’accaduto pubblicamente, con un post nello stesso gruppo dove era comparso l’annuncio. È lì che, nei commenti, altre persone scrivono di aver riconosciuto il truffatore. Stessa modalità, stesso nome, stessi messaggi. Ma l’unica reazione dell’amministratore è rivolta a lei: contesta l’autenticità del suo profilo, la mette in dubbio. Nessuna attenzione - sottolinea Sciumbata - al fatto che, nel gruppo che modera, abbia agito un truffatore.
«Mi hanno truffata, è vero. Ma ho trovato anche molta solidarietà, da chi ha letto la mia storia. Anche dalla polizia. È l’unico lato positivo», dice oggi. «Per il resto, resto colpita da una cosa: io sono un medico, posso sperare di riavere quei soldi. Ma per altri, una cifra così può voler dire rinunciare a un alloggio, o peggio. E se questo uomo è un seriale, come mi è stato detto, com’è possibile che continui a fare la stessa cosa indisturbato?»

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.