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Il caso
31 Agosto 2025 - 08:00
La storia comincia come tante, quando si avvicina settembre. Ricomincia la caccia agli alloggi per studenti fuori sede. Ma dietro l’angolo, da settimane, c’era una trappola.
Un annuncio su Facebook: tre stanze in affitto in un alloggio di corso Duca degli Abruzzi 15, quartiere Crocetta. Due già confermate, una ancora disponibile. Rosanna Sciumbata, medico e consigliera comunale a Prato, cerca una sistemazione per il figlio, che sta per iniziare il Politecnico. Contatta l’inserzionista. Le risponde un uomo che spiega che la casa è del cognato, rimasto vedovo e residente ad Aosta. Le gira il contatto. Il presunto proprietario conferma che l’appartamento ha ricevuto molte richieste, ma una stanza è ancora libera. Si dice disponibile a venire apposta da Aosta per mostrarla, appena lei sarà a Torino. C’è però una condizione: bloccarla prima. «Mi ha detto che rischiavo di perderla, la richiesta era alta», racconta Sciumbata. Così fa un bonifico: 1170 euro.
L’appuntamento è fissato per un venerdì. Lei e suo figlio si presentano con un po’ di anticipo davanti al civico 15. Chiedono al portiere. «Aspettiamo il signor X per un appuntamento», dicono. Ma il portiere è chiaro: «Qui non ci sono stanze in affitto. Solo appartamenti di proprietà». I telefoni dei due interlocutori suonano a vuoto. Nessuna risposta. Rosanna capisce e si presenta in questura. Spiega tutto, mostra una foto. Gli agenti le dicono che quell’uomo è già noto. Un truffatore seriale, non è la prima denuncia.
Poche ore dopo, riceve una telefonata dal portiere. C’è un’altra madre, con il figlio. Anche loro sono lì per vedere una stanza. Anche loro hanno pagato, 800 euro. E anche loro andranno a sporgere denuncia, dai carabinieri. Nel frattempo, Sciumbata scopre un’anomalia sul suo profilo Facebook: il nome è stato cambiato, ma restano visibili foto, post e interazioni. Una sorta di duplicazione. Decide di raccontare l’accaduto pubblicamente, con un post nello stesso gruppo dove era comparso l’annuncio. È lì che, nei commenti, altre persone scrivono di aver riconosciuto il truffatore. Stessa modalità, stesso nome, stessi messaggi. Ma l’unica reazione dell’amministratore è rivolta a lei: contesta l’autenticità del suo profilo, la mette in dubbio. Nessuna attenzione - sottolinea Sciumbata - al fatto che, nel gruppo che modera, abbia agito un truffatore.
«Mi hanno truffata, è vero. Ma ho trovato anche molta solidarietà, da chi ha letto la mia storia. Anche dalla polizia. È l’unico lato positivo», dice oggi. «Per il resto, resto colpita da una cosa: io sono un medico, posso sperare di riavere quei soldi. Ma per altri, una cifra così può voler dire rinunciare a un alloggio, o peggio. E se questo uomo è un seriale, come mi è stato detto, com’è possibile che continui a fare la stessa cosa indisturbato?»
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