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31 Agosto 2025 - 13:00
A pochi giorni dal 28º anniversario della tragica morte di Lady Diana, il mondo torna a parlare della "principessa del popolo" non solo con il cuore, ma anche con la memoria storica. Pochi giorni fa è stata riaperta – a causa di lavori di ampliamento dell’ospedale londinese Great Ormond Street – la “time capsule” che proprio Diana Spencer contribuì a sigillare nel 1991, insieme a due piccoli pazienti dell’istituto, di cui era presidente. All’interno dello scrigno: una copia del Times, un CD di Kylie Minogue, un televisore portatile a batterie, una calcolatrice solare, monete britanniche, semi d’albero e una fotografia della principessa stessa. Simboli di un’epoca e di una visione del mondo in cui la tecnologia e la sostenibilità iniziavano appena a dialogare, ma che già rivelavano l’attenzione di Diana verso temi oggi centrali.
Il ricordo di Lady D resta vivido anche attraverso immagini diventate leggendarie, come la celebre foto del 1997 che la ritrae in costume azzurro, seduta sul trampolino dello yacht del magnate Mohamed Al-Fayed. Una fotografia che, solo anni dopo, si è scoperto non essere il frutto di un’“invasione” dei paparazzi, ma il risultato di un accordo tra Diana e alcuni fotografi per mostrare al mondo un’immagine serena, appagata, accanto a Dodi Al-Fayed. Ma dietro quell’immagine patinata, la vita della principessa era tutt’altro che semplice.
Negli ultimi anni della sua vita, Diana aveva vissuto una relazione intensa e protetta dal clamore mediatico con Hasnat Khan, cardiochirurgo pakistano. Un amore profondo, che lei stessa avrebbe definito “il più sincero della mia vita”, ma che si scontrava con la riservatezza del medico e con l’opposizione della sua famiglia. Secondo alcuni, Diana avrebbe voluto sposarlo, ma il contesto – tra pregiudizi, media invadenti e vincoli culturali – rese quella storia impossibile.
Diana morì la notte del 31 agosto 1997, in un incidente d’auto nel tunnel dell’Alma a Parigi. Con lei, Dodi Al-Fayed e l’autista Henri Paul. Le indagini ufficiali hanno concluso per omicidio colposo dovuto all’eccessiva velocità e allo stato di ebbrezza del conducente, aggravato dalla pressione dei paparazzi. Eppure, le ombre non si sono mai dissipate.
Lady Diana non fu solo una principessa triste: fu una donna che mise la propria notorietà al servizio delle cause umanitarie, sfidando apertamente le convenzioni della Royal Family. Ha contribuito a rompere i tabù sull’HIV, a portare attenzione sulle mine antiuomo, a umanizzare la monarchia. Anche per questo, oggi, la sua luce continua a brillare.
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