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Il fatto
02 Settembre 2025 - 08:09
Le sparatorie serali per il contenimento dei cinghiali continuano a sollevare polemiche. Questioni di sicurezza, vuoti normativi, critiche sul piano ambientale e proteste politiche rendono il quadro tutt’altro che definito.
Angelo, 38 anni, è selecontrollore: figura autorizzata dalla Città Metropolitana per l’abbattimento degli ungulati. Non ha dubbi: «Le sparatorie serali sono una grande cavolata».
Il problema, spiega, è che l’intervento spesso altera l’equilibrio del branco. «Vivono sotto guida matriarcale. Uccidere la capobranco spinge le altre femmine, tutte fertili nello stesso periodo, a riprodursi. Si rischia un aumento esponenziale».
Secondo Angelo, la soluzione sarebbe diversa: «Andrebbero abbattuti i cuccioli. Ma si tende a colpire l’esemplare più grosso. E da lontano, non si distingue se si tratta di un maschio o di una matriarca: figuriamoci al buio!».
Anche sul piano legale emergono criticità. I selecontrollori non sono obbligati ad avere un’assicurazione. «Eppure si spara fino a 150 metri dalle case e 50 dalle strade. Se succede un incidente...».
C’è poi il tema delle carcasse: per gli animali abbattuti dai cacciatori la legge è chiara — se sani, possono essere destinati al consumo alimentare —, ma sui selecontrollori non ci sono certezze. Viene da chiedersi se non vi sia il rischio di favorire un mercato che possa non essere completamente, come dire, regolare. Flavio, cacciatore da oltre trent’anni, minimizza il pericolo: «Per l’uomo non sono animali pericolosi, a meno di non ferirli. Se ti avvicini troppo, dopo che li hai colpiti senza abbatterli, si difendono ».
Il dibattito è anche politico. Piero Ventre, consigliere della Circoscrizione 2 (Gruppo Misto di Maggioranza), è contrario agli abbattimenti: «I cinghiali sono animali senzienti. Servono soluzioni diverse: recinzioni, corridoi ecologici, sterilizzazione. Costosa, ma più efficace. E va gestita meglio anche la raccolta rifiuti».
A gennaio, Nichelino è finita al centro del caso. Una battuta autorizzata, ma non comunicata in tempo, ha portato all’abbattimento di 15 cinghiali nel parco Boschetto, con una trentina di colpi sparati in pieno giorno. Uomini con fucili in braccio e cani da caccia. Erano le 11 del mattino.
Nessuna area messa in sicurezza, secondo le testimonianze. «C’era gente a passeggio, bambini, padroni con i cani» ricorda l’assessore alle Politiche Animaliste, Fiodor Verzola.
Dopo quell’episodio, la linea è cambiata. «Il Comune non può opporsi alle misure di contenimento, ma può chiedere che vengano adottati altri metodi. Quelli non cruenti. Da allora, non si è più sparato». Verzola smentisce anche le voci su nuovi abbattimenti «uccisi due cinghiali a luglio? Non è vero. Assolutamente. Dopo? Durante il sopralluogo di fine agosto, al Boschetto non c’erano ungulati». Poi, secco, conclude: «E basta associare sempre Nichelino a questa vicenda».
Intanto, gli agricoltori segnalano danni. Paolo, contadino, racconta: «Non sparo alla scrofa quando si avvicina alle coltivazioni. Sparo al piccolo. Lei poi alla coltivazione non torna più. Nemmeno mesi dopo. Imparano».
La comunicazione resta un altro nodo. Molti residenti scoprono i piani di contenimento dalle cronache locali. Le reazioni sono spesso contrarie. «Sterilizzare qualche femmina sarebbe un’idea» scrive Luigi. «Qualche imbecille finirà per impallinare una persona» aggiunge Bruna.
E ancora, le possibili mobilitazioni da parte delle associazioni animaliste. Molte le domande, poche le risposte. Ma una certezza: la questione dei cinghiali è destinata a restare aperta.
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