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Il caso
04 Settembre 2025 - 09:25
Cinghiali uno, Città Metropolitana zero. Per lo meno, questo è stato il primo round, che si è tenuto ieri sera a Mirafiori Sud. La fuga della notizia da parte delle cronache (e anche sui social) ha fatto sì che si radunassero, a decine, gli attivisti per gli animali. Che hanno battuto il parco avanti e indietro per ore: i primi, sono arrivati alle sette, e non si sono mossi fino alle 22.30, percorrendo tutta l’area verde che fa da cornice al Sangone, camminando dall’ingresso del ponte del “Boschetto” e spingendosi fino al parco Colonnetti. E in un tempo velocissimo si è creata una vera e propria rete. E così, è finita “a panini”. Nel senso che, al momento di andare in stampa, gli unici membri del Nucleo Faunistico che si sono visti al parco di fronte a Mausoleo della Bela Rosin erano in un fast-food a poco più di un chilometro dall’area dove doveva tenersi l’operazione. Menù completo: hamburger, patatine e bibite.
«Ma noi saremo qui tutte le sere. Non ci fermeremo», spiegano gli attivisti di Uti e Carrots Power, che nelle ore precedenti alla battuta di caccia (che non si è tenuta) hanno inviato un comunicato stampa congiunto con la consigliera regionale pentastellata Sarah Disabato. Una nota nella quale viene chiesto un incontro per definire delle metodologie diverse dall’uccisione degli animali mediante spari.
Nella nota, Uti spiega di avere intenzione di coinvolgere nelle attività anche l’assessore alle Politiche animaliste di Nichelino, Fiodor Verzola, che è stato il primo a chiedere dei metodi diversi dai proiettili. Presenti ieri sera a Mirafiori Sud anche gli attivisti di Lida (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale). «Siamo assolutamente contrari all’iniziativa di Città Metropolitana. Va trovata una soluzione diversa dall’abbattimento dei cinghiali. Chiediamo un confronto con l’Ente - spiegano gli attivisti - per ricercare una maniera non violenta perché siamo certi che una modalità diversa ci sia. Verremo qui tutti i giorni, nessuno escluso, ogni sera fino a che non avremo una risposta». E sulla peste suina? «Sono tutte scuse. Modi per giustificare la caccia». Ma quello che è certo è che la “faccenda” dei cinghiali non è finita qui. Tutt’altro. Tra iniziative che vedranno interrogazioni istituzionali e manifestazioni, la partita è ancora tutta da giocare.
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