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Il lutto
09 Settembre 2025 - 10:55
È morto a 78 anni Stefano Benni, tra i protagonisti più amati e originali della narrativa italiana contemporanea. Autore di romanzi entrati nell’immaginario collettivo, da Bar Sport a Margherita Dolcevita, da Elianto a La compagnia dei celestini, Benni aveva saputo coniugare leggerezza e impegno, satira e poesia, conquistando generazioni di lettori. Le sue opere, tradotte in oltre trenta lingue, hanno attraversato decenni di costume e cultura.
Nato a Bologna nel 1947 e cresciuto tra i paesaggi dell’Appennino, era noto per il soprannome “Lupo”, legato all’infanzia trascorsa nei boschi e a notti di ululati in compagnia dei suoi cani, ricordo che amava definire una “bellissima follia notturna”. Dietro la vena umoristica, lo scrittore celava una sensibilità acuta verso le ingiustizie sociali e un amore profondo per la libertà e l’arte.
La sua penna si è distinta anche nel giornalismo: ha collaborato con L’Espresso, Panorama, Il Manifesto, La Repubblica, Cuore e Linus, esercitando una satira pungente contro la politica e la cultura italiana. È stato inoltre autore televisivo, tra i primi a scrivere testi per un giovane Beppe Grillo.
Poliedrico, ha esplorato poesia, teatro, graphic novel e musica. Nel 2012 ha debuttato alla regia con Le Beatrici al Festival di Spoleto, mentre l’anno successivo ha firmato Il poeta e Mary. Tra le sue pubblicazioni più recenti figurano Dancing Paradiso (2019) e Giura (2020). Nel 2018 si era raccontato nel docufilm Le avventure del Lupo.
Convinto sostenitore della cultura come bene comune, nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica per protesta contro i tagli all’istruzione. Fu anche amico e promotore in Italia dello scrittore francese Daniel Pennac, con cui condivise affinità letterarie e una lunga collaborazione.
Benni lascia l’immagine di un autore capace di intrecciare visione fantastica e critica sociale, umorismo e malinconia. Nel 2017, interpellato sul bilancio della sua vita, aveva liquidato la questione con la consueta ironia: «Non ho voglia di bilanci. Chiedimelo di nuovo fra settant’anni».
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