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Il caso
11 Settembre 2025 - 05:47
Si chiamava Linnea, aveva undici anni, gli occhi scuri e il tartufo nero. Da tempo la dolce cagnolona soffriva di demenza senile.
È morta, ammazzata a martellate, il corpo trovato sul letto di casa, in un appartamento al primo piano di via Sospello 147, a Torino. Il suo corpo è stato ritrovato giorni fa, il 27 di agosto, dopo la segnalazione dei vicini, allarmati dal forte odore che proveniva dall’interno.
Per la sua morte è indagato R.O., sessant’anni, il proprietario e inquilino legittimo dell’appartamento dove è stata trovata Linnea. L’uomo — che al momento non ha rilasciato dichiarazioni nè direttammente e nemmeno tramite il suo avvocato — è, di fatto, il primo torinese iscritto nel registro degli indagati per uccisione di animale, dopo l’entrata in vigore della cosiddetta legge Brambilla, operativa dal primo luglio. La norma ha inasprito le pene per i reati contro gli animali, riconoscendoli come esseri senzienti e soggetti giuridici titolari di diritti. Per chi uccide un animale, la legge adesso prevede infatti la reclusione da sei mesi a tre anni, e multe da 5.000 a 30.000 euro. E c’è di più. Le pene aumentano in caso di sevizie o sofferenze prolungate: fino a quattro anni di carcere e 60.000 euro di sanzione.
Dalle prime ricostruzioni, emerge che R.O. aveva alle spalle precedenti penali per violenza domestica, ed era stato detenuto in un carcere lombardo. In passato aveva cercato contatti con associazioni animaliste, ma era stato allontanato proprio da queste per comportamenti aggressivi e problemi legati all’alcol.
Fino a 9 anni fa R.O. era parte del movimento Fronte Animalista. Con loro, anni fa, aveva anche partecipato a un'azione di fronte alla redazione del programma condotto da Giuseppe Cruciani. Gli attivisti avevano manifestato contro il giornalista, che di tutta risposta aveva tirato fuori un insaccato a mò di sfottò.
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