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Scuola
11 Settembre 2025 - 11:20
Foto d'archivio
La decisione del Comune di Biella di adottare una linea dura sui mancati pagamenti della mensa scolastica, per un totale di circa 70mila euro di crediti non riscossi, ha acceso un duro dibattito. Dal nuovo anno scolastico, gli alunni le cui famiglie non sono in regola non potranno più accedere al servizio.
A far discutere, però, è stata soprattutto la comunicazione inviata ai dirigenti scolastici: l’amministrazione ha chiesto la collaborazione attiva di docenti e collaboratori nel monitorare i bambini non iscritti e nell’avvisare le famiglie dell’obbligo di riprenderli a casa per la pausa pranzo.
La misura ha suscitato forte malcontento tra gli insegnanti, contrari a trasformarsi in “controllori”. «La scuola non può essere assimilata a un ente di controllo. Il diritto allo studio e alla mensa deve essere tutelato», ha dichiarato Roberta Cimma, docente ed esponente di Alleanza Verdi-Sinistra Biella.
Secondo l’amministrazione comunale, la scelta è dettata da ragioni di equità verso i cittadini che pagano regolarmente. Ma dal mondo della scuola arrivano accuse di scaricare sulle istituzioni educative un compito non loro. Cimma ha ribadito: «Molte famiglie non pagano perché in difficoltà economiche. Prima di chiedere alle scuole di fare da vigilanti, servono progetti di sostegno concreto».
La polemica resta aperta, con il rischio di trasformare la mensa scolastica in terreno di scontro politico e sociale.
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