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13 Settembre 2025 - 09:35
Gli uccelli migratori, piccoli ma instancabili, percorrono ogni anno distanze impressionanti. Tra questi, il regolo, un passeriforme di appena 5 grammi dal piumaggio verde oliva, può volare fino a 800 chilometri due volte l’anno, dal Nord Europa alle Alpi. La conoscenza dei loro spostamenti dipende dal lavoro degli inanellatori, figure fondamentali per studiare fauna e habitat.
Secondo quanto racconta Giuseppe Roux Poignant, guardiaparco delle Alpi Cozie e autorizzato dall’ISPRA, l’inanellamento scientifico permette di catturare gli uccelli in sicurezza, applicare loro un piccolo anello numerato e registrarli in un database europeo, per poi liberarli senza causare stress.
Quest’anno, la stazione di Val Troncea ha mostrato, tra le altre cose, che un regolo inanellato a Ustica ha raggiunto il Nord della Germania in soli quattro giorni.
Roux Poignant spiega che le informazioni sulle rotte migratorie consentono di capire dove gli uccelli sostano o nidificano, e quali aree naturali necessitano di tutela. Inoltre, queste osservazioni forniscono dati sui cambiamenti climatici e sulle alterazioni ambientali.
L’Euring, l’organizzazione europea per l’inanellamento, coordina la rete continentale: le reti sottili intrappolano gli uccelli senza far loro del male e ogni cattura viene gestita con grande attenzione.
Le giornate degli inanellatori iniziano all’alba e terminano al tramonto, soprattutto durante le migrazioni di primavera e autunno. Alcuni studi seguono specie più grandi, come il piviere tortolino, che nidifica tra Scozia, Scandinavia e Siberia e sverna in Nord Africa. Nel Gran Bosco di Salbertrand, gli esperti hanno inanellato centinaia di individui, registrando spostamenti fino a Spagna e Camargue francese.
Roux Poignant ricorda di aver partecipato all’individuazione del primo esemplare di Bigia padovana in Piemonte grazie a progetti dell’associazione LeGru. Tuttavia, osserva che la risposta delle specie al cambiamento climatico è lenta, richiedendo decenni di studi per dati affidabili.
In alcune aree, dove l’abbandono dei pascoli ha lasciato spazio al bosco, alcune specie si riducono mentre altre aumentano. In Val di Susa, il gipeto è stato reintrodotto e oggi ci sono coppie territoriali, mentre in Francia sono stati reintrodotti il grifone e l’avvoltoio monaco, rapaci spazzini fondamentali per l’ecosistema.
Secondo quanto emerge dai progetti di monitoraggio, il cielo sopra Torino e le valli alpine racconta storie di migrazione, adattamento e sopravvivenza, aiutando a comprendere meglio l’ambiente e a proteggerlo.
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