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Il caso
15 Settembre 2025 - 09:00
È una storia iniziata nel 1995 come una normale relazione tra adolescenti, ma si è trasformata in un incubo durato oltre venticinque anni. E in un'aula del Tribunale di Ivrea, è emersa tutta la violenza e il dolore di un contesto familiare malato. Alla sbarra c’è Edoardo Barsà, classe 1971, già condannato per maltrattamenti nei confronti del figlio. Ora è tornato a processo con l’accusa di aver maltrattato l’ex moglie Laura e la figlia Giulia, all’epoca dei fatti ancora bambina. Secondo l’accusa, Barsà è un uomo ossessionato dal controllo, incapace di instaurare rapporti affettivi sani, e che ha creato un clima di terrore, paura e vergogna in casa. Giulia è cresciuta isolata, senza una vita scolastica normale e con un’immagine di sé profondamente compromessa. La piccola era sottoposta a un controllo ossessivo del peso corporeo: ogni giorno si doveva pesare, e ogni aumento anche minimo di peso veniva punito con una dieta forzata a base di minestrone. Il “calendario del peso”, affisso in casa, era un crudele promemoria di umiliazione. Anche Laura, oggi parte civile, ha raccontato in aula anni di violenze fisiche e psicologiche. Durante la gravidanza della primogenita, Barsà l’avrebbe colpita con ginocchiate, e negli anni ha imposto uno stile di vita rigido e vessatorio: dal modo di vestirsi a quello di pettinarsi, fino al divieto di rivolgersi a un dietologo — perché “era lui il dietologo”. La situazione è degenerata ulteriormente durante la pandemia, quando la casa si è trasformata in una prigione fatta di tradimenti, umiliazioni e violenze anche sessuali. La fuga di Laura nel novembre 2020 con i figli a Meda rappresenta il tentativo disperato di liberarsi da quel tormento, seppur segnata da una denuncia per sottrazione di minori, oggi ancora pendente. Una storia che ha anche svelato una violenza silenziosa e crudele sugli animali di casa, mai denunciata prima: un cane annegato nel water, un altro lasciato morire congelato sul balcone e un gatto maltrattato con sostanze chimiche. L’avvocato difensore di Barsà ha cercato di minimizzare le accuse, puntando su presunte contraddizioni nelle dichiarazioni di Laura e su rapporti extraconiugali della donna. Il più grande danno, però, resta per Giulia, oggi diciottenne, cresciuta in un ambiente di paura e abbandono affettivo. Affidata esclusivamente alla madre, rifiuta di avere rapporti col padre, che lei chiama “il papà cattivo della montagna”. L’ultimo episodio raccontato dalla madre è emblematico: Barsà aveva regalato alla figlia un peluche e una bicicletta, ma quando la vide giocare con un altro bambino se li riprese, lasciandola in lacrime.
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