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LA TRUFFA
14 Settembre 2025 - 12:10
Un Sms apparentemente inviato da Poste Italiane, una telefonata da un sedicente agente della polizia postale e, infine, un falso maresciallo dei carabinieri. È la catena di inganni che nei giorni scorsi ha portato una donna del Verbano Cusio Ossola a perdere quasi 30mila euro, cadendo vittima di un sofisticato raggiro.
La truffa è iniziata con un messaggio di testo firmato “Servizio antifrode Poste info”, che avvertiva di presunte operazioni sospette sul conto corrente della vittima. Seguendo il link indicato, la donna è entrata in contatto con un finto funzionario della polizia postale che l’ha convinta ad agire con urgenza per “mettere in sicurezza” i risparmi.
Poco dopo, la stessa è stata richiamata da un numero fisso che risultava intestato a un comando provinciale dei carabinieri, dove un presunto maresciallo le parlava di un’indagine in corso su operatori infedeli di Poste Italiane. Il tono autorevole e la verifica online del numero – effettivamente riconducibile all’Arma – hanno spinto la vittima a fidarsi. Per oltre quattro ore è rimasta al telefono con i truffatori, compiendo diversi bonifici e due ricariche Postepay per un totale di quasi 30mila euro.
Il raggiro è stato interrotto solo in serata, quando gli agenti della Questura di Verbania sono riusciti a rintracciare la donna, avvisati da un parente che non riusciva più a contattarla. Grazie a procedure d’urgenza attivate insieme agli uffici antifrode di Poste Italiane e della banca coinvolta, la polizia è riuscita a bloccare parte delle operazioni. Sono stati recuperati circa 21mila euro, mentre il resto del denaro – già prelevato dai malviventi attraverso le ricariche Postepay – è andato perso.
Sono in corso indagini della Squadra mobile di Verbania per risalire ai responsabili, che avrebbero base fuori regione.
Come funziona lo “spoofing”
Il raggiro sfrutta la tecnica dello spoofing, termine inglese che significa “parodia”. Attraverso programmi facilmente reperibili online, i truffatori riescono a far apparire sul display della vittima numeri istituzionali reali, come quelli di Poste Italiane, della Questura o dei carabinieri. In questo modo conquistano la fiducia di chi risponde e lo inducono a collaborare. Una volta instaurato il contatto, il falso operatore guida passo dopo passo la persona, fino a ottenere trasferimenti di denaro o informazioni bancarie.
Come difendersi
Per evitare di cadere in simili raggiri è fondamentale non fornire mai dati sensibili al telefono: nessun operatore ufficiale chiede codici, credenziali o numeri di conto in questo modo. In caso di sospetto, è bene interrompere subito la chiamata e verificare il numero cercandolo direttamente sui siti ufficiali, senza richiamare quello appena ricevuto. Diffidare dalle richieste di trasferimenti immediati è un altro passo essenziale, perché l’urgenza è quasi sempre un segnale di truffa. Se si teme di essere stati raggirati, bisogna contattare la propria banca per bloccare le operazioni, rivolgersi alle forze dell’ordine e confrontarsi con una persona di fiducia.
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