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Dehors, finisce la fase emergenziale: più autonomia ai Comuni e meno vincoli dalle Sovrintendenze

Dal 2026 cambiano le regole per i tavolini all’aperto: ok automatico salvo casi "eccezionali", in arrivo gli elenchi dei beni da proteggere

Dehors, finisce la fase emergenziale: più autonomia ai Comuni e meno vincoli dalle Sovrintendenze

Dal 1° gennaio 2026 cambia ufficialmente il regime dei dehors, le strutture esterne usate da bar, ristoranti e locali pubblici per ospitare clienti all’aperto. L’era dei dehors liberi, nata durante la pandemia per garantire il distanziamento e salvare migliaia di esercizi dalla chiusura, volge al termine. Ma non si tornerà al passato: le nuove regole puntano a semplificare il sistema, lasciando più margini di manovra ai Comuni e limitando gli interventi delle Sovrintendenze solo ai casi più delicati.

Quello in arrivo è un decreto legislativo che attua una delega contenuta nella legge sulla concorrenza 2024. L’obiettivo è duplice: da un lato, tutelare i centri storici e i luoghi di valore culturale e paesaggistico; dall’altro, evitare di soffocare l’attività commerciale con un ritorno a vincoli rigidi, ormai considerati impraticabili da amministratori e imprenditori.

La novità principale è che non sarà più necessario chiedere il parere della Sovrintendenza per installare tavolini e sedute all’aperto, salvo che l’area non sia "strettamente prospiciente" a beni culturali di valore eccezionale: monumenti, chiese, palazzi storici che rappresentano un'identità forte per il territorio. In tutti gli altri casi, l’autorizzazione seguirà il normale iter comunale, con la sola richiesta di occupazione di suolo pubblico e il pagamento del canone.

Per evitare ambiguità, sarà il Ministero della Cultura a stilare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto un elenco dei beni da proteggere in modo più stringente, tenendo conto di criteri oggettivi come la contiguità fisica e la relazione visiva diretta con lo spazio dove si vogliono installare i dehors.

Oltre a semplificare le autorizzazioni, il decreto introduce una seconda importante apertura: i Comuni potranno siglare accordi con le Sovrintendenze locali per definire criteri e prescrizioni condivisi, che potranno essere inseriti nei regolamenti comunali. Una volta rispettate tali regole, l’autorizzazione sarà automatica, senza bisogno di altri passaggi burocratici.

Resta però qualche criticità. Il nuovo sistema riguarda solo i "pubblici esercizi", ovvero ristoranti, bar, pizzerie e locali simili. Altre attività – come gelaterie, fiorai o negozi – potrebbero dover tornare ai vecchi obblighi, creando situazioni paradossali: un ristorante potrebbe ottenere facilmente lo spazio per decine di tavolini, mentre una gelateria vicina potrebbe vedersi vietare una semplice panchina o una fioriera. Una disparità che potrebbe generare nuove polemiche.

Con questa riforma, si cerca quindi di trovare un equilibrio tra decoro urbano e sviluppo commerciale, superando la logica emergenziale del "liberi tutti" ma anche evitando un ritorno a regole che, nella pratica, penalizzavano tanto i commercianti quanto i cittadini. I dehors, diventati parte integrante del paesaggio urbano post-pandemico, saranno ora regolati in modo più strutturato, con un occhio sia alla valorizzazione del patrimonio culturale, sia alla vivibilità e attrattività delle città.

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