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Il caso
14 Settembre 2025 - 20:30
I rappresentanti di Cia Agricoltori Italiani
Vercelli alza la voce in difesa del riso. Dalla Cripta della Basilica di Sant’Andrea, dove sabato si è tenuto il convegno nazionale di Cia Agricoltori Italiani, è partito un messaggio diretto a Bruxelles: senza una strategia comune europea, la risicoltura rischia di non reggere l’urto di concorrenza sleale, costi di produzione alle stelle e regole ambientali troppo restrittive. «Il riso non è solo una coltura, ma un presidio economico, culturale e ambientale del nostro Paese - ha avvertito Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia -. Non chiediamo protezionismo, ma equità e buon senso. Serve una strategia europea condivisa, ora, prima che sia troppo tardi». Il comparto, che in Italia conta 226 mila ettari coltivati e 1,4 milioni di tonnellate prodotte (il 90% tra Piemonte e Lombardia), è al centro di una tempesta: importazioni dai Paesi terzi cresciute del 17%, prezzi in caduta, calo dell’export e scorte interne in aumento. «La clausola di salvaguardia attuale è lenta e inefficace - ha aggiunto Fini -. Serve un meccanismo rapido e automatico per bloccare le importazioni incontrollate».
La roadmap delineata da Cia si basa su quattro punti: aggiornamento dei dazi fermi dal 2004, clausola di salvaguardia snella, applicazione del principio di reciprocità negli scambi e una Pac riformata, più vicina alle imprese e orientata all’innovazione. Un appello condiviso anche dal territorio. «Da Vercelli, capitale europea del riso, parte un confronto concreto - ha detto Gabriele Carenini, presidente Cia Piemonte e Valle d’Aosta -. Occorrono scelte politiche per difendere qualità e reddito degli agricoltori». Pragmatico l’intervento dell’assessore all’Agricoltura del Piemonte, Paolo Bongioanni, che ha puntato su ricerca e innovazione. Ha annunciato un protocollo con la Lombardia sul riso, una riforma del sistema irriguo entro novembre e la nascita a Vercelli, nel 2026, di una sede della fondazione Agrion dedicata alla ricerca sul riso. Dal tavolo con ministro Gilberto Pichetto Fratin, il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra e i rappresentanti della filiera (Ente Risi, industrie, grande distribuzione, cooperative) è arrivata una richiesta unanime: regole certe, mercati più equi e investimenti in innovazione per fronteggiare cambiamenti climatici e distorsioni del commercio internazionale.
Il quadro tracciato da Roberto Magnaghi, direttore generale dell’Ente nazionale Risi, fotografa la crisi: dal 2010 l’Europa ha perso 80 mila ettari coltivati e 350 mila tonnellate di produzione, mentre i consumi sono aumentati di 400 mila tonnellate e le importazioni di 750 mila. «Il mercato c’è - ha osservato - ma manca una politica commerciale che difenda davvero la produzione europea». Intanto il 2025 si annuncia come anno record per la produzione nazionale, stimata a 1,5 milioni di tonnellate, ma con stock in crescita sia nei campi che nell’industria: segno che collocare il riso italiano sui mercati è sempre più difficile.
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