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Turetta aggredito in carcere: Gino Cecchettin risponde

“La violenza non è la risposta, serve lavorare per cambiare la cultura dell’odio” le parole del padre

Turetta aggredito in carcere: Gino Cecchettin risponde

Filippo Turetta, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Giulia Cecchettin, è stato vittima di un’aggressione all’interno del carcere di Montorio, a Verona. Secondo quanto riportato dal quotidiano L’Arena, l’episodio si sarebbe verificato nel mese di agosto nella quarta sezione del penitenziario, dove il giovane era stato trasferito dopo un periodo in una sezione “protetta”.

Ad aggredirlo sarebbe stato un detenuto di 55 anni, già condannato in via definitiva per omicidio e tentato omicidio. L’uomo, che aveva più volte espresso malcontento per la presenza di Turetta tra i detenuti della sua sezione, lo avrebbe colpito con alcuni pugni. Dopo l’episodio, per ragioni disciplinari, è stato disposto il suo isolamento per 15 giorni.

Terminato il periodo in cella d’isolamento, il 55enne è stato spostato in una cella singola, trovata però danneggiata dal precedente occupante. Per protesta ha chiesto un nuovo trasferimento, rifiutandosi contemporaneamente di mangiare, bere e assumere i farmaci prescritti.

A commentare l’accaduto è stato anche Gino Cecchettin, padre di Giulia, intervenuto a margine del festival Pordenonelegge. Le sue parole hanno sottolineato un messaggio di forte condanna verso ogni forma di violenza, anche se rivolta all’assassino di sua figlia:

“Non penso che la violenza sia la risposta ed è il messaggio che vorrei dare: non mi fa sentire felice il fatto che Turetta sia stato aggredito, perché ancora una volta vuol dire che dobbiamo lavorare”.

Il padre di Giulia ha ribadito la necessità di promuovere un approccio diverso, basato sul rifiuto della vendetta e sulla costruzione di una cultura opposta all’odio:

“Sono da condannare anche questi atti e noi ci muoviamo in senso opposto. Vorremmo far capire alle persone che i sentimenti che portano a questo sono sbagliati e da condannare”.

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