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24 Settembre 2025 - 12:00
La Camera dei deputati ha dato il primo via libera alla trasformazione del 4 ottobre, giorno di San Francesco d’Assisi, in festa nazionale. Il provvedimento, promosso da Noi Moderati, ha ottenuto un ampio consenso trasversale: 247 voti favorevoli, 8 astenuti e soltanto 2 contrari. La palla passa ora al Senato per il passaggio definitivo.
L’iniziativa anticipa le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte del santo, previsto per il 2026. Maurizio Lupi, esponente di Noi Moderati, ha sottolineato come la proposta, originata dal poeta Davide Rondoni, presidente del comitato per le celebrazioni, voglia "promuovere un richiamo alla pace, alla coesione sociale e alla spiritualità, valori incarnati da San Francesco".
Attualmente la ricorrenza del 4 ottobre è una solennità civile, soggetta a continui cambiamenti normativi nel corso degli anni. Con l’approvazione definitiva, la data entrerà ufficialmente nel calendario delle feste nazionali dopo il Ferragosto, con tutte le conseguenze legate a lavoro, istituzioni e atti giuridici.
Durante il dibattito in Aula, il deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo ha ricordato come San Francesco rappresenti un elemento di unità in tempi segnati da divisioni. Filiberto Zaratti di Avs ha aggiunto che, "se Francesco vivesse oggi, verrebbe probabilmente etichettato come buonista, sempre schierato con gli ultimi e promotore della pace". Dal M5s, Carmela Auriemma ha dichiarato: "San Francesco è la nostra stella polare: abbiamo deciso di nascere il 4 ottobre 2009, e continueremo a sostenere questa scelta, anche insieme alla maggioranza". Per il dem Gian Antonio Girelli, "San Francesco rappresenta la parte migliore di noi e questa decisione deve ispirare l’intera Aula verso il futuro".
Non sono mancati però interventi critici. I gruppi di Italia Viva e Azione, con Daniela Ruffino, hanno espresso dubbi: "In un Paese con un debito pubblico elevato, serve davvero una festa in più? Già oggi abbiamo 12 festività nazionali obbligatorie. Meglio concentrare le energie su contenuti concreti". Lorenzo Malagola ha replicato sostenendo che reintrodurre la festività, soppressa nel 1977, non è una spesa inutile, ma una scelta di identità culturale.
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