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CRONACA GIUDIZIARIA

Ferromat, il ferro come bancomat: 17 a giudizio per traffico di rifiuti e fatture false

Da un’auto piena di contanti — guidata da un commerciante di rottami — i finanzieri hanno ricostruito un giro d’affari da 270 milioni di euro

Ferromat, il ferro come bancomat: 17 a giudizio per traffico di rifiuti e fatture false

Il ferro trasformato in denaro contante, come un bancomat. È il maxi procedimento giudiziario sull’operazione “Ferromat”: 17 persone rinviate a giudizio con accuse che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, all’emissione e utilizzo di fatture false, fino a reati ambientali. Altri 26 imputati hanno scelto il rito abbreviato: per loro, condanne comprese tra 10 mesi e 4 anni. Cinque sono stati assolti. In precedenza avevano già patteggiato in 41. L’indagine, avviata nel 2018 da un controllo su strada, è stata coordinata dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Torino Valerio Longi e condotta dalla guardia di finanza. Da un’auto piena di contanti — guidata da un commerciante di rottami — i finanzieri hanno ricostruito un giro d’affari da 270 milioni di euro, con rottami metallici acquistati in nero, ripuliti con carte false e reimmessi nel mercato tramite una rete di società cartiere, prestanome e ditte di comodo. Il denaro tornava agli imprenditori con prelievi bancomat a raffica. I Comuni coinvolti: San Giorgio Canavese, Torino, Bruino, Scalenghe, Volvera, Rivalta, Nichelino, Leini, Beinasco e None.

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