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LA BIOGRAFIA

Perde un piede, ma si "rialza" e scala il Kilimangiaro con la protesi

Una passione oltre ogni limite: la storia dell'alpinista piemontese Massimo Coda

Perde un piede, ma si "rialza" e scala il Kilimangiaro con la protesi

© Diego Borsotti

Se vuoi, puoi.
Non è solo un modo di dire, come dimostra l’incredibile storia di Massimo Coda, una di quelle che colpiscono nel profondo quando l’ ascolti.

Nato a Biella nel 1970, è sempre stato un grande appassionato di sport: dalle arti marziali all’arrampicata, fino all’alpinismo.
«Uno sport adrenalinico - racconta - che mi coinvolgerà a tutto tondo, portandomi a salire diverse cime del Monte Rosa e del Monte Bianco».
Finché, il 13 novembre 2010, la sua vita è cambiata per sempre.

Durante una normale giornata di allenamento in parete, «cado da circa 12 metri, perdendo definitivamente l’uso del piede destro. Seguono due anni durissimi, con sedici interventi chirurgici in diversi ospedali italiani e continui ricoveri».

Massimo riesce a tornare a camminare senza ausili, ma con una disabilità permanente e soprattutto senza la possibilità di poter assaporare di nuovo l’alta quota, a lui così cara.
Così, nel 2018 prende una decisione definitiva: farsi amputare la gamba.
«Ho rinunciato a una parte di me per la libertà di movimento che mi mancava», racconta Massimo.
Con una protesi di titanio e una determinazione fuori dal comune, riprende la sua strada verso l’alpinismo, trasformando un trauma in nuova forza.

Prima diversi Vertikal (che vince), poi, con il compagno e amico Andrea Lanfri porta a termine la traversata del Monte Rosa, toccando diversi 4000. Ma non solo, recentemente ha anche incoronato un altro sogno: scalare il Kilimangiaro e il Mount Kenya. E ora si prepara alla prossima (grande) impresa.
Ma la vera “missione” di Massimo è «fare quello che mi piace consapevole di essere stato da esempio e stimolo, dimostrando che molte volte il limite peggiore sono le scuse che ci troviamo per non superarlo».

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