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Piemonte, il pascolo in quota si allunga di 10 giorni: un aiuto concreto per chi vive la montagna

La Regione proroga il pascolamento fino a 2.000 metri, promuovendo una gestione sostenibile degli alpeggi

Piemonte, il pascolo in quota si allunga di 10 giorni: un aiuto concreto per chi vive la montagna

La Regione Piemonte ha deciso di estendere il periodo di pascolamento per l’anno 2025, accogliendo le richieste avanzate dalle associazioni agricole e pastorali locali. Con una determinazione ufficiale del Settore Foreste, la misura consente un prolungamento dell’attività di pascolo, garantendo nel contempo il rispetto dell’equilibrio ambientale e della copertura vegetale delle montagne.

L’iniziativa riguarda principalmente le zone montane fino a 2.000 metri di altitudine, dove le condizioni climatiche della fine dell’estate hanno favorito una ripresa della vegetazione. In dettaglio, il termine del pascolo viene spostato al 15 novembre per le fasce tra 800 e 1.500 metri e al 25 ottobre per le aree comprese tra 1.500 e 2.000 metri. Ulteriori estensioni del periodo saranno valutate in base all’andamento meteorologico e allo stato della copertura erbacea.

La proroga è stata concordata con le principali organizzazioni di categoria, tra cui Confagricoltura Piemonte, Associazione Regionale Margari (A.RE.MA) e CAA-CIA Piemonte, e si fonda sui pareri tecnici dei settori regionali competenti, dell’Università di Torino (DISAFA) e dell’IPLA.

«Con questa proroga – sottolinea Marco Gallo, assessore regionale allo Sviluppo e Promozione della Montagna – intendiamo dimostrare attenzione verso chi vive e lavora in montagna. Le temperature miti e la buona disponibilità di foraggio fino a 2.000 metri ci permettono di prolungare il pascolo in sicurezza, sostenendo l’economia zootecnica e la gestione sostenibile degli alpeggi. Il provvedimento nasce dal dialogo con il territorio e con il mondo scientifico, bilanciando esigenze produttive e ambientali».

Oltre al valore economico, il pascolo contribuisce alla manutenzione del paesaggio e alla prevenzione del dissesto idrogeologico. La proroga dei termini, quindi, favorisce la cura quotidiana del territorio e mantiene viva la montagna.

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