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CRONACA GIUDIZIARIA

'Ndrangheta: il comandante della polizia municipale Pirrazzo e i favori alla famiglia Pasqua

Il processo Echidna svela intercettazioni e connivenze. A deporre il colonnello Michele Fanelli, già al Ros dei carabinieri e oggi alla Direzione Investigativa Antimafia di Torino

'Ndrangheta: il comandante della polizia municipale Pirrazzo e i favori alla famiglia Pasqua

Il nome di Massimo Pirrazzo, ex comandante della polizia municipale di Brandizzo, morto nel 2018, è tornato a echeggiare in aula durante l’udienza del Tribunale di Ivrea. A deporre è stato il colonnello Michele Fanelli, già al Ros dei carabinieri e oggi alla Direzione Investigativa Antimafia di Torino, che ha ricostruito il presunto ruolo del comandante nel sistema di favori costruito attorno alla famiglia Pasqua, al centro del processo Echidna. Secondo Fanelli, Pirrazzo avrebbe agito come punto di riferimento per annullare multe e sanzioni, favorendo Giuseppe Pasqua e altri affiliati. Il comandante, già coinvolto in procedimenti per abuso d’ufficio e per la falsificazione di cartellini presenze di colleghi, sarebbe stato un garante per i “problemi quotidiani” della rete di imprenditori vicini al clan. Tra gli episodi citati, quello del 23 luglio 2015 resta emblematico: Pasqua riceve una multa per aver parcheggiato in uno stallo riservato ai disabili, reagendo con insulti e minacce davanti al vigile. Il giorno successivo, grazie all’intervento di Armando Carvelli, imprenditore e tramite tra Pasqua e Pirrazzo, la contravvenzione viene cancellata. Le intercettazioni riportano le parole di Pasqua: «Me l’ha tolta. Ottanta euro e cinque punti sulla patente». Fanelli ha raccontato anche del sistema di telecamere di lettura targhe installato dal comandante. Carvelli viene invitato a visionarlo, ma poco dopo alcune multe a suo carico spariscono misteriosamente, confermando, secondo gli investigatori, una gestione discrezionale e favorevole dei verbali. La testimonianza ha poi collegato Carvelli a un traffico di armi. In un’intercettazione del 30 ottobre 2015, offre a Claudio Pasqua una pistola PPK nuova, spiegando come cancellarne il numero di matricola: «Devo cancellare il numero» e ancora «Lo faccio con la smerigliatrice, col trapano si rovina. Se no è traffico d’armi».

Per il colonnello, queste conversazioni mostrano una rete di complicità quotidiana tra autorità, imprenditori e clan, in cui i confini tra legalità e illegalità risultano indistinti. Pirrazzo, sebbene deceduto da sette anni, resta una figura chiave nel quadro indiziario. La giudice Stefania Cugge ha più volte richiamato alla calma le parti durante il dibattito, acceso dal contenuto delle registrazioni. Il pm Valerio Longi ha difeso il valore probatorio delle intercettazioni, mentre la difesa ne ha contestato la pertinenza.

Nelle prossime udienze, nuovi testimoni del Ros approfondiranno i rapporti tra la famiglia Pasqua, le imprese locali e l’amministrazione comunale, confermando una provincia piemontese in cui la ’ndrangheta opera attraverso favori e complicità, più che con la minaccia diretta.

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