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Il caso

Prima i tossici, poi i rifiuti. Ora, al trincerone, anche i cinghiali

Zaccaro (Lega): “Più degrado e più immondizia ci sono, più gli animali si avvicinano"

Prima i tossici, poi i rifiuti. Ora, al trincerone, anche i cinghiali.

Prima i tossici, poi i rifiuti. Ora anche i cinghiali. Nel vecchio trincerone ferroviario di corso Regio Parco, un tempo arteria di transito dei convogli e destinato un giorno a ospitare la linea 2 della metropolitana, la fauna selvatica sembra aver trovato un rifugio ideale. Ieri pomeriggio un esemplare adulto è stato avvistato tra i binari arrugginiti e la vegetazione spontanea, in un’area da anni lasciata all’incuria. La foto, scattata da un cittadino e subito condivisa sui social, ha fatto rapidamente il giro delle chat di quartiere, accendendo preoccupazione tra i residenti.Secondo le testimonianze, l’ungulato si aggirava con calma tra sterpaglie e rifiuti, visibilmente in cerca di cibo. Alcuni passanti, temendo che l’animale potesse spingersi verso la strada o le abitazioni, hanno allertato le forze dell’ordine. Oggi il trincerone, lungi dall’essere un corridoio di mobilità pubblica, appare come una zona franca: recinzioni divelte, erbacce alte e rifiuti accumulati da anni. «Più degrado e immondizia ci sono, più gli animali si avvicinano – spiega Giulia Zaccaro, coordinatrice all’ambiente della Circoscrizione 6 –. Abbiamo segnalato più volte il fenomeno alla Città Metropolitana, chiedendo interventi di contenimento e una bonifica dell’area. Ma serve anche senso civico: se chi frequenta questi spazi non abbandonasse rifiuti, i cinghiali resterebbero nei boschi».Il caso di Torino non è un episodio isolato. Secondo i dati dell’Osservatorio ASAPS e dell’Ispra, oltre un milione di cinghiali vagano in Italia, distruggendo raccolti e provocando un incidente stradale ogni 41 ore. Il fenomeno interessa anche altre metropoli europee: Berlino, Madrid e Varsavia registrano sempre più avvistamenti di ungulati in città. Le origini del problema affondano le radici nel secondo dopoguerra. All’inizio del XX secolo, la pressione antropica e l’agricoltura avevano quasi portato la specie all’estinzione. Dopo la seconda guerra mondiale, il boom economico e la riduzione dello sfruttamento dei boschi favorirono la ripopolazione della fauna selvatica. Con lo spopolamento delle montagne e il declino dei lupi – predatori naturali dei cinghiali – la specie ha trovato un ambiente ideale per espandersi, approfittando della disponibilità di cibo anche in ambito urbano. Oggi, a Torino e in altre 105 città italiane, i cinghiali sono diventati una presenza quasi familiare. Opportunisti e adattabili, questi animali dimostrano come il confine tra città e natura sia sempre più labile, trasformando aree dimenticate come il trincerone in spazi dove l’uomo e la fauna si sfiorano, spesso in tensione.

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