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Economia
29 Ottobre 2025 - 12:00
Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha fatto una visita a sorpresa al mercato di Sant’Ambrogio a Firenze. Nel corso della sua passeggiata tra le bancarelle, ha commentato l’andamento dei prezzi dei beni alimentari, sottolineando che in Italia l’inflazione è sostanzialmente in linea con la media europea, ma il calo dei salari reali penalizza il potere d’acquisto delle famiglie. Il tema è stato approfondito anche nella puntata del 28 ottobre di Numeri, il programma di Sky TG24 dedicato all’economia.
Secondo Lagarde, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è meno intenso rispetto a due anni fa, ma rimane superiore alla media dell’inflazione europea, che attualmente si attesta intorno al 2%. "È fondamentale assicurarsi che i costi tornino a livelli sostenibili", ha dichiarato la presidente della Bce durante la visita al mercato fiorentino.
Negli ultimi dieci anni, alcuni alimenti hanno registrato incrementi ben superiori all’inflazione. La trasmissione Numeri ha analizzato quali prodotti hanno visto i rincari più significativi e come l’Italia si confronta con gli altri Paesi europei.
Secondo l’Istat, l’inflazione complessiva in Italia negli ultimi dieci anni è stata del 22%. Tuttavia, alcune categorie di prodotti alimentari hanno subito aumenti molto più marcati. Il cavolo, ad esempio, ha visto i prezzi crescere del 50% rispetto a settembre 2015.
Non sono solo le verdure a pesare sul bilancio delle famiglie: anche patate (+60%), pesche (+65%), mele, pomodori e altri prodotti di prima necessità hanno registrato rialzi compresi tra il 33% e il 65%.
I dati più recenti della Bce evidenziano che l’aumento medio dei prezzi alimentari in Italia dal 2019 è stato del 28%, in linea con il tasso di inflazione. Andamento simile si riscontra in Francia, Irlanda e Finlandia. In altri Stati europei, invece, gli incrementi sono stati più marcati: Germania, Spagna e Portogallo hanno visto rincari superiori al 30%, mentre i Paesi Baltici hanno sperimentato aumenti doppi, con la Lituania in testa (+55% rispetto al periodo pre-pandemico).
Il vero problema per il potere d’acquisto italiano, secondo la Bce, non è solo l’aumento dei prezzi, ma anche il rallentamento dei salari reali. Dalla fine del 2021, infatti, la retribuzione media aggiustata per l’inflazione è diminuita del 2,2%, a fronte di incrementi superiori all’1% in media nell’Eurozona. Al contrario, Francia, Germania e Spagna hanno visto gli stipendi crescere insieme all’inflazione dopo la pandemia, sostenuti però dalle tensioni geopolitiche e dall’impennata dei costi energetici.
L’Istat segnala che in Italia le persone in povertà assoluta sono 5,75 milioni, pari al 9,8% della popolazione: il livello più alto degli ultimi dieci anni. L’analisi indica che le fasce più vulnerabili della società hanno subito l’impatto maggiore, con un impoverimento diffuso.
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