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Il caso

Morto per un errore, un altro salvato in extremis, infermieri senza titolo: tutti gli orrori di un ospedale della provincia

L'inchiesta racconta anche di una primaria finita sotto indagine

Morto per un errore, un altro salvato in extremis, infermieri senza titolo: tutti gli orrori di un ospedale della provincia

La chiamano «spregiudicata riluttanza avverso il provvedimento disciplinare». Così, nero su bianco, i carabinieri del Nas descrivono Mia Damian Toader, infermiera professionale in servizio all’ospedale di Settimo Torinese. Era il 3 agosto 2021 quando, durante un’ispezione, i militari scoprirono che la donna — iscritta all’Ordine delle professioni infermieristiche di Biella — avrebbe dovuto essere ferma. Sospesa, per decreto, dal 22 settembre fino a dicembre di quello stesso anno. Ma nonostante la misura, in piena emergenza Covid, il camice lo continuava a indossare. In corsia, come se nulla fosse. Senza la certificazione obbligatoria e con un divieto che avrebbe dovuto tenerla lontana dai reparti. «Tenuto conto dell’improrogabile necessità di interrompere la prosecuzione del reato, come verosimilmente sta già avvenendo», scrivono i Nas nel verbale, chiedendo una misura cautelare. Che però non arriverà mai. Oggi, in quella stessa inchiesta che ha fatto tremare la sanità piemontese e l’Asl To4, Mia Damian Toader è indagata per esercizio abusivo della professione, in concorso con altri. E non solo. A suo carico ci sono anche accuse di maltrattamenti nei confronti dei pazienti. Nelle relazioni investigative si parla di un sistema fuori controllo. Al passaggio dalla cooperativa Frassati alla CM Service, scrivono i militari, alcuni dipendenti — in servizio da otto anni o più — sarebbero stati assunti come infermieri pur senza aver mai ottenuto dal Ministero della Salute il riconoscimento dei titoli di studio stranieri. Alcuni, si legge ancora, «di origine tunisina e titolari di partita Iva», avrebbero commesso errori gravi nella somministrazione dei medicinali: flebo, antibiotici, perfino potassio. Errori segnalati, via mail, dalla caposala alla direzione sanitaria. Segnalazioni che sembrano essersi perse lungo la catena di comando, come se la negligenza fosse ormai diventata una prassi. Le carte raccontano di un paziente anziano quasi ucciso da una dose sbagliata di potassio. E di un altro morto per un errore nelle cure. In quei giorni, dicono gli atti, i degenti erano lasciati soli, «senza che alcuno abbia mai ritenuto di intervenire». Reparti autogestiti, pazienti sedati e intontiti, infermieri improvvisati. Tra gli indagati, insieme a Mia Damian Toader, compaiono anche Tullia Baietto, primaria del reparto lungodegenti, e Michele Scusello, responsabile del personale per CM Service.
È il 23 febbraio 2022 quando Baietto, intercettata al telefono, chiama i colleghi in preda all’ansia. Sa che qualcosa si sta muovendo. Dice di aver sempre segnalato tutto, chiede di recuperare una mail da stampare per l’avvocato. Quella mail, spiega, riguardava un paziente a cui sarebbe stata somministrata una benzodiazepina a scopo sedativo, «senza alcuna autorizzazione del medico né traccia in consegna infermieristica».

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