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Il caso
02 Novembre 2025 - 07:40
Sono le undici del mattino quando Gudumac Ion, russo, classe 1996, si avventa contro un ospite della Comunità Mauriziana di Luserna San Giovanni, struttura residenziale che accoglie persone con disabilità gravi. «Vattene che te le dò di santa ragione», urla. Poi, tra i corridoi della struttura, aggiunge: «Hai finito di rompere il ca…o?». Le telecamere registrano tutto: ogni parola, ogni gesto, ogni violenza. Quella che dovrebbe essere cura quotidiana diventa un rito di sopraffazione.
Non è un caso isolato. Sono decine gli episodi documentati dai fascicoli della Procura. Otto operatori finiscono davanti a un giudice con giudizio immediato: Gudumac Ion, Polliotto Patrizia (33 anni), Mosulet Nicolai (1970, Romania), Saadii Aziz (1984, Beni Bataou), Carle Maurizio (1965), Ricca Matteo (29 anni), Catanzariti Francesco (1980) e Persiano Roberto (62 anni).

Un altro episodio agghiacciante vede Catanzariti e Ricca fronteggiare un ospite che si rifiuta di cambiare il pannolone. L’uomo resiste, si divincola. I due operatori lo bloccano in due, piegandogli il braccio con forza. Ricca lo sdraia sul divano, prende una coperta e lo colpisce ripetutamente. Catanzariti interviene con pugni, poi sale addosso all’ospite e gli pianta un ginocchio nello stomaco, urlando: «Hai finito? Hai finito?». Ricca urla all’ospite di «nascondersi». Le immagini e i fascicoli parlano chiaro: violenza costante, sistematica, normalizzata. Le intercettazioni audio dei carabinieri dei NAS restituiscono un quadro di terrore interno alla struttura. «Ci sono i carabinieri di là», dice uno degli operatori. «Qualcuno è andato a riferire che qualcosa qui…», aggiunge un altro. Un terzo conclude: «È inutile che ci prendiamo per il culo, sono sempre le solite persone che fanno…».
La conversazione degenera in una discussione su come «mettere in sicurezza i pazienti quando mugnano e basta». E Catanzariti sintetizza senza esitazioni la filosofia della struttura: «Quando gli ospiti sono ingestibili, l’unico modo è buttarli giù». Esattamente come aveva fatto il giorno prima. Un altro ospite, «che ha dato di matto», viene sbattuto sul divano. Catanzariti gli dà uno schiaffo, Ricca interviene con ulteriori colpi. Catanzariti sale addosso all’ospite e gli pianta il ginocchio nello stomaco. Tutto registrato. Ma gli episodi non si fermano qui. I fascicoli raccontano decine di momenti di violenza quotidiana, tra urla, schiaffi, spinte, ginocchiate e colpi con oggetti improvvisati. Gli operatori commentano e pianificano la gestione degli ospiti anche dopo l’arrivo dei carabinieri, dimostrando che la sopraffazione era diventata una prassi consolidata, parte integrante della gestione quotidiana della struttura. Un quadro fatto di paura, terrore e sopraffazione: ospiti incapaci di difendersi, operatori che trasformano la cura in violenza sistematica
(continua...)
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