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Gite scolastiche a rischio: le nuove regole del Ministero bloccano i viaggi d’istruzione

Un limite di spesa da 140 mila euro e nuove procedure d’appalto: dirigenti e insegnanti costretti a ridurre o cancellare molte uscite didattiche

Gite scolastiche a rischio: le nuove regole del Ministero bloccano i viaggi d’istruzione

Nelle segreterie scolastiche e negli uffici dei dirigenti di tutta Italia serpeggia un malumore crescente: organizzare le gite scolastiche è diventato un vero rompicapo burocratico. Le mete tanto attese dagli studenti potrebbero restare solo sulla carta, non per mancanza di fondi, ma a causa di nuove norme e vincoli amministrativi che stanno complicando la vita delle scuole.

Un limite che blocca la programmazione

Il nodo principale è legato a un nuovo decreto ministeriale che impone un tetto di 140 mila euro annui alla gestione autonoma delle spese per i viaggi d’istruzione. Superata questa soglia, la gestione degli appalti passa alle cosiddette “stazioni appaltanti qualificate”, un’abilitazione che la maggior parte degli istituti scolastici non possiede.
Fino a poco tempo fa, una deroga dell’Autorità Anticorruzione (ANAC) consentiva maggiore libertà di manovra, ma con la sua scadenza la flessibilità è venuta meno.

Cifre che non tornano

Per molti licei e istituti superiori, soprattutto quelli con scambi internazionali o progetti di mobilità studentesca, il limite di 140 mila euro risulta del tutto insufficiente. In media, le spese annuali per i viaggi scolastici raggiungono i 400 mila euro, rendendo inevitabili tagli e ridimensionamenti.
I dirigenti si trovano costretti a scegliere tra ridurre il numero delle classi partecipanti o accorciare la durata delle gite, con ripercussioni sul valore formativo dell’esperienza.

Dalle gite all’avventura “sotto casa”

Per restare entro i margini consentiti, le scuole stanno ripensando completamente il formato dei viaggi. Le uscite didattiche di più giorni vengono sostituite da escursioni giornaliere, senza pernottamento, magari in località vicine.
Molti istituti stanno anche rinunciando ai pullman privati, preferendo mezzi pubblici come i treni, che non rientrano nelle stesse rigide procedure di appalto.
Il risultato è un’Italia a macchia di leopardo, dove ogni scuola adotta strategie diverse per non cancellare del tutto le esperienze fuori aula.

Lentezze e nuovi obblighi

La situazione è aggravata dal fatto che le soluzioni promesse dal Ministero dell’Istruzione non sono ancora operative. Gli Uffici Scolastici Regionali dovrebbero diventare stazioni appaltanti qualificate, ma i tempi restano incerti, così come l’arrivo del nuovo personale amministrativo.
Anche la piattaforma digitale Consip, pensata per semplificare la gestione delle gare, entrerà in funzione solo nel 2026.

Nel frattempo, un’ulteriore decreto ministeriale ha introdotto nuovi criteri per le gare di trasporto scolastico: non basta più scegliere in base al prezzo più basso, ma occorre valutare il miglior rapporto qualità/prezzo. Servono quindi verifiche più attente sulla manutenzione dei mezzi e sulle qualifiche degli autisti — misure necessarie per la sicurezza, ma onerose in termini di tempi e competenze.

In attesa di una soluzione

I dirigenti scolastici cercano un difficile equilibrio tra rispetto delle regole, contenimento dei costi e diritto degli studenti a vivere esperienze educative significative.
Le gite scolastiche, da sempre momento di socialità, autonomia e formazione, rischiano di diventare un privilegio raro se non arriveranno presto interventi correttivi capaci di restituire alle scuole un po’ di autonomia gestionale e respiro organizzativo.

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