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Il caso

Delitto di Collegno, Nicastri sette ore dopo incontra la fidanzata

La donna è la ex compagna di Marco Veronese. Ieri in carcere si è tenuta l’udienza di convalida del fermo dell'assassino. Il giudice deciderà oggi

Delitto di Collegno, Nicastri sette ore dopo incontra la fidanzata

Non serve molto per capire che quella di via Sabotino, a Collegno, non è stata una lite finita male. Michele Nicastri, 48 anni, ingegnere, ci è andato apposta. Sotto casa di Marco Veronese. Con un coltello in tasca e un piano preciso. Alle 20.45 lo ha aspettato dietro un’auto parcheggiata, incappucciato. Quando la vittima è arrivata, non ha avuto il tempo di capire. Lo ha aggredito alle spalle, colpendolo più volte. Poi è scappato. Sette ore dopo, come se nulla fosse, ha incontrato la fidanzata Valentina Becuti — ex compagna di Veronese — in corso Turati, a Torino. Un appuntamento fissato da giorni, con i tecnici dei termosifoni. Lei sapeva già che il padre dei suoi figli era stato ammazzato, ma ha spiegato in procura di non aver disdetto «perché l’incontro era già programmato». E Nicastri, dopo l’agguato, era rientrato a casa. Si era cambiato, aveva buttato l’arma nella Dora. «Da una via che si trova tra il cimitero di Collegno e la strada che va verso l’Ikea», ha raccontato. Poi era tornato, aveva dormito un paio d’ore, e alle 9 era in corso Turati. «Quel giorno lavoravo, avevo call in continuazione», ha detto ai magistrati. Voleva convivere con Valentina, lei non era pronta. Diceva di volerla “proteggere” da Veronese, che riteneva un pericolo. Sull'omicidio le telecamere raccontano il resto: Veronese arriva in auto, nota da lontano una figura incappucciata. Forse riconosce qualcosa. Manda un audio a un’amica: «C’è uno che già l’altro anno stava qua... mi ha già bucato le gomme... stavolta ho il coltello e lo buco io». Pochi minuti dopo, viene colpito e sfigurato. L’assassino prova a difendersi: dice di essere stato attaccato, di aver reagito per paura. Ma le immagini lo smentiscono in ogni passaggio. Dopo il delitto, chiama il fratello: «Ero ferito, gli ho detto di non farmi domande. Mi ha portato solo un cerotto, poi se n'è andato». Ieri pomeriggio in carcere si è tenuta l’udienza di convalida del fermo. E' iniziata alle 16 (era in programma alle 10 e mezzo del mattino). Il giudice deciderà oggi. Intanto la procura continua a scavare. Anche su quella mattina in corso Turati, su quell’appuntamento mai rinviato, e su ciò che davvero si sono detti Michele e Valentina, tra i muri di una casa che doveva essere il loro futuro.

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