l'editoriale
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L'intervista
19 Novembre 2025 - 19:00
Il tema è davvero importante per la rilevanza che i social hanno nella nostra quotidianità, come tutti possiamo vedere sulla metro o in qualsiasi luogo: dove prima c’erano risa e voci ora domina il silenzio religioso di visi spenti e collegati ad uno smartphone. Abbiamo chiesto di approfondire l’argomento all’avvocato Stefano Maria Commodo, che coordina il team di legali dello Studio Legale Associato Ambrosio & Commodo di Torino, incaricato dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori - di studiare ed avviare l’azione inibitoria collettiva per bloccare l’attività dannosa delle piattaforme social a carico dei minori e delle famiglie.

L'avvocato Stefano Maria Commodo
Per prima cosa Avvocato, cosa si intende per social?
"L'espressione social network, entrata da tempo nel linguaggio comune, identifica un servizio informatico online che consente la realizzazione di reti sociali virtuali, attraverso siti internet e app che permettono agli utenti di condividere contenuti testuali, immagini, video e audio e di interagire tra loro. Originariamente, si usava distinguere tra social network e social media. Sebbene entrambe le entità vengano utilizzate dagli utenti per condividere contenuti come foto, video, testo ed altri elementi multimediali, ci sono, tra le due, differenze significative: social media veniva utilizzato principalmente come piattaforma di condivisione “uno a tanti”, che consente di creare un contenuto per raggiungere tanti utenti come TikTok, Instagram o YouTube; social network veniva utilizzato come piattaforma per connettere gli utenti in una condivisione “uno ad uno”, come per Facebook, in cui è possibile “stringere amicizia” e contattare singoli utenti, creando una rete di amici. Questa distinzione è però andata scemando man mano che venivano aggiunte e/o modificate funzioni nelle principali piattaforme sul mercato, così le due tipologie possono sostanzialmente integrarsi e le loro funzioni sovrapporsi, tanto che nel linguaggio comune si parla spesso semplicemente di “social” per designare sia i social network che i social media".
Possiamo avere una indicazione sulle dimensioni del fenomeno, con particolare riferimento all’Italia?
"Nel corso degli ultimi quindici anni, i social si sono imposti come un fenomeno globale capace di coinvolgere chiunque, indipendentemente da nazionalità, ceto sociale, livello di educazione ed età. I principali social sono Facebook, Instagram e TikTok, ognuno dei quali supera abbondantemente il miliardo di utenti attivi con una capacità di crescita davvero impressionante. Secondo i dati aggiornati a marzo 2025 (Report Digital 2025, We Are Social) Facebook ha 3,07 miliardi di utenti attivi mensilmente, Instagram 2 miliardi e TikTok 1,84 miliardi – senza però considerare gli oltre 750 milioni di utenti cinesi della consorella Douyin. In Italia, le ultime statistiche attestano 36,2 milioni di utenti su Facebook (61,5% della popolazione), 40,8 milioni su Instagram (69% della popolazione), 22,8 milioni su TikTok (38,5% della popolazione): oltre 90 milioni in totale, quindi molti frequentano più piattaforme e molti hanno diversi profili sulla stessa piattaforma".
Sono numeri impressionanti! Ma quanti tra gli utenti sono minorenni?
Purtroppo non esistono numeri ufficiali, in parte perché le aziende non hanno interesse a divulgare dati che potrebbero danneggiarle (ad esempio se si sapesse quanti bambini sono presenti, in violazione della legge) e in parte perché le piattaforme consentono a tutti di creare vari account, chiudendo un occhio perché più profili significano maggiori profitti. Secondo le nostre stime, partendo dai dati ISTAT, sui tre social sono oltre otto milioni i profili attivi intestati a minori tra i 7 e i 17 anni. Guardando ai bambini e preadolescenti, si stimano circa 3,5 milioni di iscritti tra i 7 e i 14 anni, numeri ancora più preoccupanti, perché tra questi ci sono sicuramente molti bambini. Per approfondire, invitiamo a consultare il sito dedicato alla nostra iniziativa www.classactionsocial.it".
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