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03 Ottobre 2025 - 08:40
Dipendenza da smartphone e social per molti giovanissimi
Diciassette anni, Al quarto anno di liceo. Dodici ore al giorno, ora più ora meno, passate a chattare sul proprio cellulare. «Appena si sveglia al mattino inizia a postare storie sul suo profilo Instagram, e deve assolutamente rispondere ai commenti che le sono arrivati la sera prima». A parlare è Simona, 48 anni, torinese, mamma di due ragazze minorenni. La più piccola delle figlie ha 11 anni e il telefonino non ce l’ha ancora mentre la maggiore, appunto, di anni ne ha 17 ed è in piena smartphone-dipendenza, come buona parte dei figli della “generazione Z”. «Mia figlia ha lo sguardo sempre incollato sul telefono. Quante ore ci passa al giorno? Dieci ore almeno, forse anche dodici». Una situazione che le ha portato anche dei cambiamenti di umore: «Caratterialmente mia figlia è diventata più acida - racconta mamma Simona - e a volte sembra avere perso il contatto con il mondo reale». Simona cita quindi un episodio: «C’è stata una festa a casa nostra, sono arrivati alcuni parenti tra cui anche un’amica della nonna. Eravamo a tavola e stavamo pranzando, è nata una discussione e ad un certo punto mia figlia, mentre continuava a non staccarsi dal telefono, ha sbottato contro questa signora. Lo ha fatto in maniera rabbiosa, non la riconoscevo quasi più, ha inveito a tavola contro una persona di una certa età. Io ero basita». A causa di questo e di altri comportamenti, l’aria in casa è diventata sempre più pesante. Simona ha spesso discussioni, anche accese, con la figlia maggiore. «Ho il controllo sul suo cellulare e, dopo tre o quattro volte che la riprendo, glielo blocco. A quel punto lei si arrabbia e iniziamo a litigare».
Come altre mamme, Simona ieri era presente al Centro Studi San Carlo, dove il Moige insieme allo studio legale Ambrosio&Commodo ha annunciato una class-action (la prima da parte di uno studio di avvocati in Italia) nei confronti di Meta e TikTok, per tutelare gli adolescenti e in particolare gli under-14 dai rischi delle piattaforme social. «Mi auguro che con questa class-action possano davvero cambiare le cose in meglio per i nostri ragazzi, perché i social nascondono troppi rischi».
La giornata tipo della figlia? Simona la racconta così: «Si sveglia e ha il cellulare in mano, non fa colazione finché non risponde ai messaggi e io non la posso disturbare. Dopo pranzo anziché sparecchiare deve per forza messaggiare, e per questo la richiamo spesso. Cosa posta? Ha due profili su Instagram e posta foto nei locali con le amiche, l’anno scorso postava anche foto mentre era in classe. Per fortuna da quest’anno a scuola è stato vietato l’uso del cellulare. Ma la prossima a rischiare la dipendenza da smartphone - conclude Simona - sarà mia figlia più piccola, che oggi ha 11 anni ma a breve vorrà anche lei lo smartphone. Per questo spero che questa azione legale serva a tutelare per davvero i nostri figli».
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