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Social e minori, a Torino prima class-action contro Facebook, Instagram e TikTok

L'avvocato Stefano Commodo: «I social network non sono baby-sitter. Possono provocare danni gravissimi»

l'avvocato Stefano Commodo, titolare dello studio legale Ambrosio&Commodo

l'avvocato Stefano Commodo, titolare dello studio legale Ambrosio&Commodo

La prima class-action in Italia contro i colossi Facebook, Instagram e TikTok parte da Torino. Il Moige (Movimento italiano genitori) e un gruppo di mamme e papà insieme allo studio legale Ambrosio&Commodo hanno comunicato, presso il Centro Studi San Carlo di via Monte di Pietà, la presentazione della prima class-action nel nostro Paese per proteggere bambini e adolescenti dalle pratiche dannose e illegali da parte delle principali piattaforme social. In Italia si calcola che, a fronte di 60 milioni di abitanti, si totalizzino circa 90 milioni di utenze e i minori che usano i social network sono tre milioni, per cui l’urgenza di un intervento legale appare ormai evidente.

«Dobbiamo tutti renderci conto - ha spiegato l'avvocato Stefano Commodo, titolare dello studio legale Ambrosio&Commodo - che i social network non sono baby-sitter. Possono provocare danni gravissimi. E' come se “l'uomo nero” bussasse alla porta e la mamma gli affidasse il proprio figlio. Da Torino parte non solo un’azione legale, ma anche una battaglia civile, per salvare i nostri adolescenti».

Il tribunale presso cui è stato depositato, a luglio, il ricorso, è quello di Milano, competente per territorio. L’udienza è fissata per il 12 febbraio 2026 e l’azione si basa sull’articolo generale 29994/2025 del Codice di procedura civile, strumento di tutela legale introdotto nel 2021 che consente di agire per ottenere l’ordine di cessazione o il divieto di reiterazione di condotte omissive o commissive poste in essere a danno di una pluralità di soggetti. Le richieste della class-action sono tre: divieto totale di accesso ai minori di 14 anni, obbligo di informazione sui rischi di danni permanenti e suicidio e, infine, eliminazione dei sistemi che creano dipendenza (scroll infinito, manipolazione algoritmica). I danni verranno richiesti in seguito. «Questa è un’azione inibitoria, con la quale chiediamo di cambiare un sistema che crea danni agli adolescenti. L’azione risarcitoria verrà fatta in un secondo momento», ha spiegato l’avvocato Renato Ambrosio.

All’evento ha preso parte anche Antonio Affinita, direttore generale del Moige: «A nostro avviso, purtroppo, la protezione dei minori non solo non viene perseguita adeguatamente, ma addirittura danneggiando i minori tramite algoritmi che creano disagio e dipendenza. Questa azione legale - ha spiegato - è necessaria». A supporto dell’iniziativa sono intervenuti Alfredo Caltabiano, presidente di Anfn (Associazione nazionale famiglie numerose), Claudia Di Pasquale, presidente di Age (Associazione italiana genitori), e Roberto Gontero, membro del direttivo nazionale e presidente del forum delle Associazioni familiari del Piemonte. In collegamento Marta Cacciotti, psicoterapeuta e docente universitaria, e Stefano Faraoni, assistant professor in law presso l’Università di Birmingham. La class-action dello studio legale è il risultato di un lavoro lungo due anni.

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