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Il fatto

Lo Russo sul Cpr di Torino: «Non sono la soluzione, servono alternative»

Durante il sopralluogo al centro di corso Brunelleschi, il sindaco denuncia celle sovraffollate e assenza di attività per chi non ha precedenti penali

Lo Russo sul Cpr di Torino: «Non sono la soluzione, servono alternative»

«Non è questa la via giusta. I Cpr sono carceri a tutti gli effetti». Parole nette del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, al termine del sopralluogo al Centro di permanenza per il rimpatrio di corso Brunelleschi, dove attualmente si trovano 67 persone, quasi al limite della capienza prevista dalla convenzione con la Prefettura, fissata a 70. «All’interno convivono persone con precedenti penali e cittadini senza documenti. C’è chi è in Italia da anni, parla la nostra lingua e non ha commesso reati. Trattarli allo stesso modo non è solo sbagliato, ma neanche lungimirante», ha spiegato il primo cittadino. Durante la visita, insieme alla garante dei Detenuti di Torino, Diletta Berardinelli, Lo Russo ha potuto constatare celle da 6 persone, sorvegliate da un alto contingente di forze di polizia, con spazi limitati e pochissime opportunità di attività.

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