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19 Novembre 2025 - 20:47
Si sfoga davanti alle telecamere Andrea Sempio. Ospite di Bruno Vespa a 5 Minuti su Rai 1, il 37enne oggi indagato a Pavia per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi — uccisa la mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco — racconta il suo stato d’animo e ribadisce ancora una volta la propria estraneità.
«Un po’ sì, mi sento perseguitato» ammette. «Non posso negarlo. È qualcosa che ciclicamente ritorna. Capisco che ci sia un accanimento, spero in buona fede». All’epoca del delitto era appena maggiorenne e amico di Marco Poggi, il fratello della vittima. Oggi, dopo quasi 20 anni, si ritrova per la terza volta al centro delle indagini.
«Io al momento non ho una vita» racconta. «Sono tornato a vivere nella cameretta di quando ero ragazzo. A quasi 40 anni sono chiuso lì. Non posso fare nulla: è come essere ai domiciliari».
Sempio ribadisce anche la sua posizione sul responsabile del delitto: «È stato accertato in anni di processi che il colpevole è Alberto Stasi, e non ho motivo di pensare il contrario». Ma l’inizio del 2025 ha portato una nuova svolta: la Procura di Pavia ha riaperto il caso, questa volta indagando proprio lui per “concorso in omicidio”.
Un passaggio inevitabile dell’intervista riguarda il famoso “pizzino”, l’appunto che per gli inquirenti di Brescia — che indagano sull’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari — proverebbe un presunto pagamento della famiglia Sempio per ottenere l’archiviazione del 2007.
Sempio chiarisce: «L’elenco delle spese che abbiamo sostenuto per gli avvocati, circa 50mila euro, c’è ed è stato trovato durante l’ultima perquisizione. Sono costi per legali e consulenti: tutto è intestato a ‘Lovati’, un modo generico per indicare gli avvocati».
Quanto all’appunto che cita “Venditti gip archivia x 20-30 euro”, precisa: «Credo fosse semplicemente una nota sul costo per ritirare le carte dell’archiviazione, 20 o 30 euro. E questo non è emerso sui media: in casa mia è stato trovato anche un foglio con tutte le spese ‘serie’ annotate da mio padre, quelle da migliaia di euro. C’è un appunto dettagliato con tutti i costi degli avvocati e del consulente, ma non gli è stato dato peso».
Sempio conclude denunciando l’impatto devastante della vicenda sulla sua vita: una storia che, per lui, non sembra avere fine.
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